MILANO – È stata la denuncia di un sacerdote milanese tartassato da telefonate da parte di operatori di call center dai toni minacciosi a far partire le indagini della polizia postale di Milano su una rete internazionale di criminali, la maggioranza albanese, dediti alle truffe telefoniche per contratti di luce e gas. Le chiamate, arrivate a centinaia di persone, vertevano su presunte bollette non pagate relative a contratti mai stipulati da chi veniva contattato. Per le truffe i malviventi usavano anche l’intelligenza artificiale per simulare di aver ottenuto il consenso vocale. Il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica ha così ricostruito l’imponente sistema criminale costituito da due società fornitrici di energia e gas con sede a Padova, e da numerosi call center con sede in Italia e in Albania, specializzato in attivazioni fraudolente di contratti, estorsioni ed autoriclaggio.
I raggiri partivano da insistenti telefonate, fatte all’alba o a sera tarda, finalizzate alla raccolta dati delle persone, che erano convinte di parlare con l’Arera (Autorità regolamentazione rete energia e ambiente), o con le compagnie con cui avevano contratti in essere. Alle persone veniva poi fornita una scusa per cambiare temporaneamente operatore, come fughe di gas o interruzioni di servizi per lavori pubblici. Quando il gruppo non riusciva a persuaderli, stipulava comunque contratti a loro nome oppure usava l’intelligenza artificiale per registrare e modificare le loro voci e poi usarle per siglare con “si” virtuali i contratti vocali. Nei mesi successivi poi partivano le chiamate moratorie per ottenere i pagamenti. “Intanto ti depotenziamo la corrente e se non paghi te la stacchiamo”, le minacce ricevute da una donna di 87 anni, finita nel mirino dei truffatori.
È di circa 9 milioni di euro nei primi tre mesi il bottino delle truffe a circa un migliaio di persone, finite del giro di falsi contratti di gas e luce, scoperto dalla Polizia Postale e che oggi ha portato a 35 perquisizioni eseguite dalla polizia, di cui 32 in Italia e tre a Tirana (Albania). Le perquisizioni hanno interessato le due sedi operative delle società energetiche padovane (peraltro di recente sanzionate dal Garante della Privacy e dall’Antitrust), 12 sedi di call center (di cui 3 in Albania) e 21 soggetti tra amministratori, commercialisti, consulenti e dipendenti delle società energetiche e dei call center.
Le indagini hanno comportato l’analisi di un’imponente quantità di dati telematici e bancari e servizi di pedinamento e monitoraggio in Italia e in Albania. In particolare nella sede di un call center la polizia ha trovato copie dei contratti fraudolenti oggetto di querela e le relative registrazioni vocali, oltre a liste lunghissime di utenti ancora da contattare per la stipula di contratti di luce e gas. È stata inoltre accertata la sistematica violazione delle norme dettate dal G.D.P.R. circa la raccolta e il trattamento dei dati personali delle vittime, non solo per modalità con cui venivano acquisiti e conservati, ma anche per la condivisione non autorizzata con soggetti terzi, in alcuni casi risiedenti all’estero (nel caso di specie in Albania).