CATANIA – Domenica di ordinaria follia nel pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Una dottoressa durante il suo turno notturno accoglie un paziente in stato di agitazione, portato delle forze dell’ordine, questo però si allontana dall’ospedale e la dottoressa richiama le forze dell’ordine che lo ritrovano e lo riportano in ospedale. Sembra tutto tranquillo, ma appena il tempo di voltarsi e l’uomo, dalla stazza possente, afferra la dottoressa per i capelli, la solleva dalla sedia e la scaraventa a terra. Nonostante la dottoressa sia già a terra incosciente, l’uomo l’afferra per la giacca, le percuote la testa contro il pavimento e la prende a calci.
Una operatrice sociosanitaria tenta di metterla in salvo ma viene a sua volta afferrata con forza, alzata e scagliata contro un mobile. Mentre l’aggressore tenta di avvicinarsi nuovamente alla dottoressa a terra, un paziente si stacca gli elettrodi e tenta di soccorrere le due donne, ma viene colpito con un pugno. A questo punto interviene un infermiere, esperto in arti marziali, che si lancia sull’uomo e, insieme ad altri infermieri, riescono a bloccarlo. Arrivano quattro agenti di polizia, che si erano rivolti alle cure del pronto soccorso, feriti dallo stesso aggressore mentre lo trasportavano al pronto soccorso. L’uomo però afferra un paio di forbici nonostante, nella colluttazione, i medici fossero riusciti a sedarlo. Infine l’aggressore viene ammanettato e portato via.
La dottoressa aggredita ha riportato un focolaio lacero contusivo frontale e una fratture alla costole, l’operatrice socio sanitaria un trauma cranico e una contusione al ginocchio, un infermiere un dito fratturato e altri infermieri varie ferite. “Anaao Assomed Sicilia esprime solidarietà alle dottoresse, a tutto il personale sanitario e a coloro che si sono prodigati a fermare la furia distruttiva di un utente affetto da patologia psichiatrica – si legge in una nota – e auspica che per questo tipo di utenza si attivino dei protocolli condivisi con le forze dell’ordine, per evitare che in un luogo di cura si metta in pericolo l’incolumità dei pazienti e che il personale sanitario, che con dedizione svolge il proprio lavoro, rischi la vita”.