MESSINA – Ottantacinque persone in carcere, 16 delle quali già detenute, e 27 agli arresti domiciliari. Sono i numeri della maxi operazione antidroga della Procura di Messina che nasce da tre distinte indagini. L’inchiesta ha fatto emergere l’esistenza di diverse organizzazioni criminali del Barcellonese attive nel narcotraffico, con collegamenti con strutture calabresi e gruppi in Campania, Lombardia e all’estero. Diversi i canali di approvvigionamento della droga: la Calabria per la cocaina; province di Napoli e Milano e la Spagna per l’hashish; e i Paesi Bassi per lo spice, cannabinoide sintetico con effetto psicotropo estremamente dannoso per la salute.
Le indagini si sono avvalse di intercettazioni, di servizi di osservazione e pedinamento con arresti e sequestri di sostanze stupefacente e delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. I carabinieri hanno sequestrato 120 chilogrammi di droga, tra cocaina, hashish e marijuana, 226.000 euro in contanti, due fucili e tre pistole con il numero di matricola cancellato, arrestato 23 persone in flagranza di reato e segnalato alla prefettura 150 assuntori di droga. Nel rione Giostra di Messina sarebbero esistiti dei ‘fortini’ realizzati in case di sodali per stoccare e custodire la droga. Il gruppo avrebbe avuto la capacità di fatturare 500 mila euro al mese che confluivano in un cassa comune.
Tra le persone coinvolte anche un agente di polizia penitenziaria e un infermiere dell’Asp di Messina: nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto l’agente avrebbe coadiuvato uno dei capi del gruppo criminale, detenuto, consegnandogli stupefacente, poi distribuito nell’istituto penitenziario, mentre l’infermiere avrebbe introdotto la droga nel carcere, ceduta poi ad alcuni reclusi. Sono emerse anche le forti pressioni, esercitate dagli affiliati nei confronti di alcuni spacciatori, loro acquirenti, per costringerli a onorare i debiti di droga assunti nei confronti della consorteria.