È l’unica donna della famiglia a essere accusata dell’omicidio, era l’ultima rimasta latitante. Nazia Shaheen, 51 anni, moglie di Shabbar Abbas e madre di Saman, 18enne assassinata nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 a Novellara (Reggio Emilia), è stata trovata intorno alle 7 di ieri e arrestata in un villaggio del Punjab pachistano ai confini con il Kashmir. Il 19 dicembre è stata condannata all’ergastolo, insieme al marito, dalla Corte di assise reggiana. Il provvedimento è stato convalidato e la donna è stata portata in carcere ad Adyala, in attesa di un’udienza fissata il 12 giugno a Islamabad dove si discuterà l’estradizione chiesta dall’Italia. Non risulta abbia reso dichiarazioni.
L’arresto è stato eseguito dalla polizia regionale del Punjab ma è il frutto di una imponente attività diplomatica con le autorità pachistane che hanno recepito le istanze della diplomazia italiana, consentendo a tutti gli effetti il lavoro di polizia. All’individuazione della donna si è arrivati grazie all’attività di indagine dei carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia, coordinati dalla Procura, dello Scip (Servizio di cooperazione internazionale di polizia), dell’Interpol, della polizia federale pachistana e grazie alla collaborazione dell’esperto per la sicurezza in ambasciata.
Nazia Shaheen era latitante dal primo maggio 2021. La mattina dopo il delitto partì con il marito Shabbar con un biglietto di sola andata, da Milano Malpensa per Lahore, come testimoniato dalle liste d’imbarco e dalle telecamere al gate dell’aeroporto. La richiesta di estradizione per entrambi, madre e padre di Saman, era stata firmata dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia il 23 settembre 2021. Shabbar fu arrestato il 15 novembre 2022, anche lui nella regione del Punjab. Dal momento dell’arresto all’arrivo in Italia trascorsero quasi dieci mesi. Una procedura particolarmente lunga per la mancanza di accordi bilaterali in materia fra Italia e Pakistan. Il via libera da parte della magistratura, dopo molti rinvii, arrivò il 4 luglio 2023, ma mancava l’ok del governo pachistano.
Il semaforo verde si accese a fine agosto, con la concessione del ministro dell’Interno pachistano: non era mai successo che una estradizione attiva fosse concessa dal Pakistan. Shabbar atterrò in Italia su un volo dell’Aeronautica militare nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre 2023. Il processo era in corso e si è concluso qualche mese dopo con le condanne all’ergastolo dei due genitori (Shabbar si è sempre proclamato innocente) e a 14 anni dello zio di Saman, Danish Hasnain (l’uomo che ha fatto ritrovare il cadavere), mentre gli altri due imputati, i cugini della ragazza, sono stati assolti e liberati. Nel giro di un anno sarà celebrato l’appello.
Secondo la Corte, proprio la madre potrebbe essere stata “l’esecutrice materiale” del delitto. Un omicidio che per l’accusa è stata una punizione per non aver accettato un matrimonio combinato con un parente in Pakistan, mentre i giudici hanno dato una diversa lettura: Saman sarebbe stata uccisa al culmine di una serata drammatica, quando i genitori avevano scoperto la sua intenzione di fuggire di casa. “La notizia è importantissima, molto attesa, con questo arresto si aggiunge un tassello importantissimo”, commenta Elena Carletti, sindaca di Novellara, il comune reggiano dove la ragazza ha vissuto e dove è sepolta, nel cimitero del paese.
“Siamo veramente felici di apprendere la notizia dell’arresto. Speravamo e credevamo fosse solo una questione di tempo. Una madre che si macchia di questo efferato crimine merita di scontare tutta la condanna inflitta dal Tribunale di Reggio Emilia. Attendiamo sia estradata e venga a scontare la sua pena”, dice l’avvocato Claudio Falleti, difensore del fidanzato di Saman insieme all’avvocata Barbara Iannuccelli, che aggiunge: “La sentenza di condanna all’ergastolo di Nazia ne ha certificato il ruolo di protagonista nell’omicidio della figlia. Lei ha accompagnato Saman da sola verso la morte ed è giusto che paghi per questo”.