SIRACUSA – E’ stata iscritta nel registro degli indagati per la morte del bimbo di 10 anni caduto in un pozzo artesiano di Palazzolo Acreide (Sr) anche Carmela Caligiore, la volontaria di 54 anni che ha invano cercato di soccorrerlo calandosi giù. Si tratta di una educatrice della onlus che aveva organizzato l’escursione a cui il piccolo partecipava con un gruppo di bambini, alcuni dei quali disabili. L’iscrizione è comunque un atto dovuto per consentire alla donna di nominare un consulente che possa partecipare all’autopsia, esame irripetibile.
Oltre a lei, sono finiti nel registro degli indagati altri 7 volontari della onlus che aveva organizzato l’escursione finita in tragedia. Salgono così a 9 gli indagati per la morte del bambino. La nona persona è il proprietario del terreno in cui si trova il pozzo che è anche il presidente dell’associazione che gestiva il grest. Per tutti la contestazione dei pm di Siracusa è di omicidio colposo.
Intanto la madre del bimbo affida ai social il proprio dolore ed il proprio amore pubblicando un’altra foto del figlio: “Vincenzino mio sei una perla rara, ti amiamo vita nostra, il nostro cuore è in frantumi e la nostra anima è nera come la notte vita mia, noi siamo morti con te dentro quel maledetto pozzo”. Ieri sera centinaia di persone hanno preso parte alla veglia di preghiera per Vincenzo. Nella Basilica di San Paolo, il parroco don Marco Politini ha dedicato il momento di ricordo e di preghiera a Vincenzino mentre continuano i riti religiosi ma sono stati sospesi i festeggiamenti in onore del patrono di Palazzolo San Paolo che si celebra proprio oggi.
L’autopsia sul corpo del bimbo sarà effettuata la prossima settimana e vi parteciperanno anche i consulenti delle persone finite nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo: oltre alla soccorritrice, sei educatori – che accompagnavano il bambino e un’altra ventina di ragazzi alcuni disabili alla visita a una fattoria didattica prevista dal campo estivo organizzato dalla Fondazione Anffas ‘Doniamo Sorrisi’ – e Giuseppe Giardina, proprietario della struttura che i bambini avrebbero dovuto visitare e presidente della onlus.