PALERMO – Il cuore arriva a Palermo in una scatola, pulsante. E’ stato eseguito all’Ismett il primo trapianto grazie alla tecnologia ‘Heart in the box’. Si tratta del primo intervento di questo tipo eseguito nel Mezzogiorno. La tecnologia messa a punto negli Stati Uniti è stata utilizzata fino a ora nei migliori centri trapianti di Europa e Nord America. “Il cuore – spiega Sergio Sciacca, responsabile del Programma di trapianto di cuore di Ismett – è arrivato presso il nostro centro trasportato in una sorta di scatola sterile, un dispositivo all’interno del quale l’organo è perfuso con il sangue del donatore e continua a pulsare. Con questa tecnologia si riducono i tempi di sofferenza ischemica dell’organo cardiaco, perché durante il trasporto il muscolo cardiaco continua a ricevere sangue ed ossigeno per le proprie funzioni metaboliche. E’ possibile, inoltre, eseguire controlli biochimici e acquisire dati che assicurino sulla buona funzionalità del cuore una volta trapiantato”.
Il prelievo è stato eseguito da un’équipe di Ismett. L’organo prelevato è stato collegato al dispositivo e irrorato durante un lungo viaggio di circa 6 ore, continuando a battere fino all’arrivo in sala operatoria. Qui è stato trapiantato a un paziente siciliano in lista d’attesa da due anni. Normalmente il cuore prelevato viene arrestato con una soluzione fredda cardioplegica e trasportato non battente, in borse termiche, alla temperatura di 4°, per poter raggiungere la sede in cui verrà trapiantato nel ricevente. Con questa tecnica, il tempo massimo di conservazione del cuore, chiamato anche tempo di ischemia, è all’incirca di 4 ore; oltre tale lasso di tempo vi è un alto rischio di inadeguata ripresa della funzione contrattile dell’organo trapiantato a causa della eccessiva fase di ischemia subita durante il trasporto.
La tecnologia ‘Heart in the box’ consente invece di azzerare quasi totalmente il tempo di ischemia permettendo, dunque, di trapiantare organi prelevati anche in posti lontani rispetto al Centro Trapianti. “Il ricevente – spiega ancora Sergio Sciacca – era un paziente complesso perché già portatore di un supporto ventricolare sinistro (il cosiddetto cuore artificiale, ndr) quindi con una preparazione intraoperatoria particolarmente delicata e complessa. Il paziente sta bene, è ancora ricoverato presso Ismett, ma il feedback immediato è di un’ottima ripartenza della funzione cardiaca e di un decorso post-operatorio regolare”.