PALERMO – Sono stati denunciati alla Procura tutti gli 80 partecipanti al party organizzato da due fratelli gemelli medici palermitani, Vito e Antonio Triolo, a Isola delle Femmine, che è riserva naturale, sabato scorso. Per tutti il reato contestato è aver preso parte allo svolgimento di un’attività pubblicitaria non autorizzata dall’ente gestore della riserva che è la Lipu. La comitiva ha raccontato di essere andata sull’isolotto per girare un video promozionale col consenso della proprietaria.
Ai due fratelli è stata contestata anche l’organizzazione dell’evento senza autorizzazione dell’autorità pubblica. È questo l’esito delle attività di indagine svolta dal reparto operativo aereonavale della guardia di finanza. Finisce dunque in procura la vicenda che ha tenuto banco in questi giorni sui media. La manifestazione è stata interrotta dopo che tanti bagnanti che si trovavano a mare e tanti residenti hanno chiamato le forze dell’ordine per segnalare quello che era sembrato a tutti un evento fuori dalle regole e a cui in tanti anni non si era mai assistito.
“Avevo dato io il permesso agli organizzatori, che sono anche miei nipoti, di girare un video sull’isolotto di famiglia, Isola delle Femmine. Il video doveva essere un ricordo del loro compleanno e uno spot promozionale della proprietà che è in vendita. Sulla vicenda sono state scritte delle sciocchezze. Isola delle Femmine non è una riserva integrale, ma una riserva orientata. Una differenza che incide sui vincoli”. Lo dice la marchesa Paola Pilo Bacci, proprietaria dell’isola sulla quale, sabato scorso, due fratelli secondo gli investigatori, hanno organizzato un party non autorizzato.
I due, entrambi medici, identificati dalla Finanza insieme agli ospiti, si sono difesi sostenendo di essere stati autorizzati dalla Pilo a girare un video pubblicitario delle bellezze dell’isola. Il caso, dopo la denuncia della Finanza, è finito in Procura. La marchesa è certa che la vicenda sia stata ingigantita dalla Lipu, che gestisce la riserva, e nega che siano stati lasciati rifiuti. La proprietà è in vendita per un milione e 650mila euro.