ISOLA DELLE FEMMINE (PALERMO) – “Non era una festa, ma un video clip da realizzare sull’isolotto di Isola delle Femmine commissionato dai fratelli gemelli entrambi medici, Vito e Antonio Triolo. Avevano l’autorizzazione da parte della proprietaria dell’isolotto la Marchesa Paola Pilo Bacci per realizzare il video per esaltare le bellezze dell’isola”. Maurizio Giglio, noto deejay palermitano conosciuto come “Mauriziotto” adesso in pensione che per anni è stato dipendente della guardia costiera e anche responsabile dell’ufficio marittimo di Isola delle Femmine, tira fuori un’altra versione sulla ‘retata’ nella riserva palermitana, dove sono state identificate 200 persone che avrebbero provocato uno scempio.
“Non sono l’organizzatore dell’evento sull’isolotto – aggiunge Giglio -. Ho solo accettato di fare da dj per il video clip. Ho letto l’autorizzazione da parte della proprietaria e mi è stato garantito che erano stati avvertiti sia la capitaneria di porto che l’ente gestore per la realizzazione del videoclip. Come è finita si sa. Ma ribadisco che non c’era alcuna volontà di danneggiare l’isola ma realizzare un video sui quattro elementi fondamentali della natura per i filosofi greci, acqua, aria, terra e fuoco. Io sono stati un militare della capitaneria, non avrei mai partecipato ad una festa sull’isolotto. Sarebbe stato grave. La festa doveva essere fatta al Beach Club, dove poi siamo andati a Isola delle Femmine. Volevamo fare il party per il video, ma ci stavamo trasferendo quando sono intervenute le autorità, che ci hanno bloccato”.
Una versione che non mitiga il disappunto del direttore generale della Lega italiana protezione uccelli, Danilo Selvaggi, direttore della riserva: “Abbiamo chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, che sono arrivate rapidamente (guardia costiera, finanza, carabinieri), interrompendo la festa e identificando i partecipanti. La situazione era un tappeto di cicche, bicchieri di plastica, bottigliette di plastica e vetro e legna accatastata per fare un falò. Qualcuno dei partecipanti aveva un cartello con scritto ‘Save the Planet’: può anche darsi che in questa iniziativa ci sia stata – almeno in qualcuno, in piccola parte – della buona fede, ma non possiamo più permetterci, nel ventunesimo secolo, nel cuore della crisi ambientale, che si invada un’area protetta in piena fase di nidificazione, quando persino le nostre visite guidate sono sospese”.