CATANIA – Nella maxi operazione contro la famiglia mafiosa catanese dei Santapaola-Ercolano, che ha portato a 25 provvedimenti contro altrettanti indagati, la polizia ha messo in luce come i nuovi vertici manifestassero la propensione a ricorrere sistematicamente alla violenza per ribadire la loro autorità criminale. Ecco alcuni episodi.
Il 26 agosto 2023 durante una serata danzante in uno stabilimento balneare di Acicastello i membri del Gruppo della Stazione, guidati da Carmelo Daniele Strano e armati di pistola, avrebbero aggredito con inaudita ferocia alcuni clienti del locale, colpendoli ripetutamente al capo col calcio della pistola e minacciandoli con l’arma puntata al volto.
Il 9 settembre 2023 lo stesso gruppo non si sarebbe fatto scrupolo di aggredire e minacciare di morte persino il giovane Salvatore Gabriele Santapaola, nonostante la sua lontana parentela con un ramo della famiglia del capomafia Benedetto; nella circostanza Strano e Angelo Antonino Castorina avrebbero ‘spiegato’ al giovane (poi arrestato dalla squadra mobile per possesso di due pistole clandestine) che nei suoi confronti non erano stati adottati provvedimenti più duri solo in virtù del suo cognome.
Il 31 ottobre 2023 lo stesso reggente Francesco Russo, dismettendo la consueta riservatezza e facendosi affiancare dal figlio Diego e da Valerio Emanuele Pelleriti, avrebbe agito nei confronti Dario Rad Pur, che è stato gambizzato come ritorsione per avergli mancato di rispetto durante un diverbio in ambito lavorativo.
Il ricorso alla violenza dei Santapaola-Ercolano ha portato a diversi episodi di fibrillazione del contrapposto clan Cappello-Bonaccorsi, uno dei quali è sfociato nella sparatoria avvenuta il pomeriggio del 21 ottobre 2023 in via Poulet, nella parte del quartiere San Cristoforo comunemente chiamata “Passarello”, una delle storiche roccaforti dei Cappello-Bonaccorsi: un giovane esponente di quest’ultimo clan, Salvatore Pietro Gagliano, avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di Strano e Castorina, che si erano presentati nel quartiere con Sebastiano Ercolano, Alfio Minnella e Benedetto Zucchero per chiarire una lite verbale della sera precedente tra quest’ultimo e Gagliano.
Nella circostanza l’indole violenta di Strano e degli altri affiliati al suo gruppo si sarebbe manifestata nell’idea di uccidere Gagliano, nonostante una serie di riunioni mafiose tra gli esponenti di vertice delle due organizzazioni mafiose mirassero ad appianare il contrasto e scongiurare ulteriori e pericolose degenerazioni armate.