CATANIA – Operazione della polizia di Catania contro il clan Ercolano, che con la cosca Santapaola compone la famiglia di Cosa nostra etnea. Tra le 25 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta Ombra della Dda ci sono anche esponenti di vertice, compreso il nuovo reggente mafioso di Catania.
Circa duecento gli agenti in campo per sgominare sia la frangia degli Ercolano sia dei Santapaola, che storicamente compongono la famiglia catanese di Cosa nostra in un unicum criminale. Un primo segmento di investigazioni ha riguardato le attività criminali di due articolazioni cittadine degli Ercolano, ossia il Gruppo della Stazione e il Gruppo di Cibali. Qui è emerso ancora il comando dell’ergastolano Mario Ercolano, il quale, nonostante la detenzione, avrebbe esercitato pieni poteri decisionali, mantenendo contatti quotidiani con gli affiliati, a cui impartiva precise disposizioni sulle strategie da adottare. E infatti avrebbe deciso il riassetto dei ruoli apicali all’interno dei citati gruppi, designando Carmelo Daniele Strano come successore di Benito Privitera nel ruolo di responsabile del Gruppo della Stazione, mentre Carmelo Fazio avrebbe preso il posto del fratello Salvatore come referente del Gruppo di Cibali.
Le investigazioni, inoltre, avrebbero fatto emergere il ruolo ricoperto da Salvatore Ercolano, fratello minore dell’ergastolano Mario, il quale avvalendosi del fidato Salvatore Iudicello avrebbe impartito le direttive ricevute dal fratello Mario e si sarebbe occupato personalmente della risoluzione di eventuali controversie sia interne sia esterne alla famiglia Santapaola-Ercolano.
Per quanto riguarda la componente Santapaola, sono stati ricostruiti i ruoli di vertice: a partire dal nuovo reggente di Cosa nostra catanese, Francesco Russo, con i suoi principali luogotenenti, Salvatore Mirabella e Christian Paternò.
Nonostante il ruolo di capo, Russo si muoveva “nell’ombra”, seguendo un rigoroso schema che ne assicurasse la riservatezza e la distanza dalle frange più strettamente operative e quindi esposte al rischio di indagini. In tale ottica ha designato Paternò come “referente operativo” con il compito di coordinare i vari gruppi cittadini e Mirabella come suo unico interlocutore diretto. Paternò, grazie allo stretto legame intessuto sia con Mario Ercolano nel periodo di comune detenzione a Teramo sia con l’ergastolano Sebastiano “Nuccio” Cannizzaro, avrebbe preso il posto di Francesco Napoli nel ruolo di referente della famiglia Santapaola-Ercolano per il quartiere San Giovanni Galermo, ereditando la “carta delle estorsioni”.
Paternò avrebbe assicurato il sostentamento economico dei principali esponenti della famiglia Santapaola-Ercolano detenuti, tra cui lo stesso Mario Ercolano; inoltre avrebbe gestito la cassa comune dell’organizzazione e curato i rapporti con i referenti delle varie articolazioni territoriali della famiglia (sia di quelle cittadine sia del resto della provincia), oltre a intrattenere i rapporti con i referenti degli altri gruppi criminali del capoluogo.
In carcere sono finiti: AMATO Giuseppe, inteso “Peppe a ponchia” (cl.1987); ARENA Angelo (cl.1976); ASSINNATA Salvatore (cl.1972); BARRESI Letterio, inteso “Ettore” (cl.1.7.1973); CACIA Francesco (cl.1982); CASTORINA Angelo Antonino, inteso “Nino u firraru” (cl.1991); ERCOLANO Mario (cl.1976); ERCOLANO Salvatore (cl.1978); FAZIO Carmelo (cl.1964); IUDICELLO Salvatore Antonio Pietro (cl.1971); MINNELLA Alfio (cl.1987); MIRABELLA Salvatore, inteso “u paloccu” (cl.1965); PATERNÒ Christian (cl.1981); PLATANIA Stefano (cl.1997); RUGERI Alessandro (cl.1989); RUSSO Francesco (cl.1973); STRANO Carmelo Daniele (cl.1990); ZUCCHERO Benedetto (cl.1993).
I cinque successivi sono stati sottoposti agli arresti domiciliari: DI RAIMONDO Concetto Salvatore, inteso “Alfio Kawasaki” (cl.1977); PANDETTA Salvatore Ettore (cl.1993); PELLERITI Valerio Emanuele (cl.1997); RUSSO Diego Filippo (cl.2001); SANTAPAOLA Francesco (cl.1998). Infine due destinatari dell’obbligo di dimora: BELLA Santo (cl.1966); SCALIA Salvatore (cl.1957).
“Con questa operazione abbiamo disarticolato la famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano – spiega il capo della squadra mobile Antonino Sfameni – arrestandone il reggente. Durante le indagini sono state sequestrate numerose armi da fuoco, a dimostrazione della pericolosità della cosca: cinque pistole, un fucile a pompa e uno con le canne mozzate. Le indagini sul fronte economico sul clan hanno documentato reati come usura, estorsioni e traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Gli accertamenti si sono avvalsi anche di intercettazioni telefoniche e ambientale: Durante le indagini sono stati monitorati numerosi incontri tra gli appartenenti alla cosca”.