CATANIA – L’ultimo volo Alitalia venti anni fa aveva portato quasi cento sacche di sangue a Fontanarossa provenienti da Sondrio per coprire le carenze degli ospedali etnei, in
particolare Garibaldi e Policlinico, poi la programmazione e la compensazione regionale assieme ad un aumento delle donazioni dei volontari siciliani avevano finalmente reso autosufficiente tutta l’isola. Ma l’estate del 2024 sarà ricordata per un brusco ritorno al passato perché, ancora dalla Lombardia e poi dal Veneto, sono arrivate oltre 500 unità in soccorso di una gravissima carenza al Garibaldi e Policlinico di Catania ed al Villa Sofia Cervello di Palermo, che neanche le altre province dell’isola sono riuscite a colmare. Da qui l’immediata convocazione da parte del servizio 6 dell’Assessorato regionale alla salute di una conferenza dei servizi in Prefettura per analizzare ed intervenire immediatamente.
È stata Giuseppina Maria Patrizia Di Dio Datola, viceprefetto vicario ad aprire i lavori che sono stati poi coordinati dal direttore del Centro Regionale Sangue, Giacomo Scalzo. Presenti i direttori generali dell’ASP, Giuseppe Laganga Senzio, del Garibaldi, Giuseppe Giammanco, del Cannizzaro, Salvo Giuffrida e del Policlinico, Gaetano Sirna. A fare le spese di questa grave situazione sono soprattutto i pazienti talassemici assistiti dal Garibaldi e dal Policlinico (oltre seicento) che sono stati costretti a recarsi più volte presso i centri che li seguono in quanto il sangue non era disponibile nella quantità necessaria. Ma perché questa improvvisa emergenza? C’è stata una impennata dei consumi rispondono i servizi trasfusionali etnei che, dati alla mano, confrontano le trasfusioni del 2023 con quelle del 2024: il Garibaldi, ad esempio, ne ha dovute fornire 800 in più da gennaio a luglio ai propri reparti, chirurgie di alta specializzazione in testa.
“Se da una parte questo è un buon segnale per la nostra sanità perché indice di un aumento di attività verso i pazienti in attesa di intervento – ha spiegato il manager, Giuseppe Giammanco – dall’altra ci deve indurre a potenziare il progetto chiamato Patient Blood Management legato alla cosiddetta trasfusione evitabile perché in grado di essere sostituita da una infusione di ferro endovena in particolari tipi di anemia”. Le associazioni di volontariato Fratres, ADVS Fidas, AVIS, San Marco e Croce Rossa, che pure hanno aumentato il numero di donazioni nel 2024, sono state, quindi, invitate a moltiplicare i loro sforzi e la promozione della cultura del dono nella popolazione. “Puntiamo soprattutto sulle scuole – ha concluso Scalzo – abbiamo già indetto una riunione regionale per essere sempre più presenti tra gli studenti e con loro avviare un proficuo percorso di informazione e sensibilizzazione”.