Grazie a una proteina la cellula tumorale resiste ai farmaci

di Nuccio Sciacca. L’Università di Palermo è uno dei tre centri italiani che hanno partecipato allo studio che ha identificato la p62

Se “Science” una tra le più autorevoli riviste scientifiche del mondo ha dedicato la copertina del numero del 30 Agosto 2024 (nella foto) a questo studio significa che si tratta di una scoperta molto importante. È stato infatti chiarito come fanno i tumori a resistere ai farmaci ed a farsi strada in tutto l’organismo. I ricercatori fanno parte di un gruppo internazionale coordinato da Stefano Santaguida (nella foto), calabrese, originario di Joppolo (VV), Group Leader al Dipartimento di Oncologia sperimentale dell’Istituto europeo di oncologia e docente di Biologia molecolare all’Università Statale di Milano che comprende il Kettering Cancer Center di New York City, la Harvard Medical School di Boston, la University of Texas Southwestern di Dallas, il Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle; in Israele l’Università di Tel Aviv; e in Italia l’Università di Palermo, l’Ospedale San Raffaele di Milano e l’Ifom di Milano. In particolare gli studiosi hanno identificato una proteina, chiamata p62, che svolge un ruolo cruciale nel meccanismo molecolare in grado di sostenere i processi vitali della cellula tumorale, incluse le metastasi.

Alla base ci sarebbe l’instabilità cromosomica, uno dei tratti che caratterizzano la maggior parte delle cellule tumorali e che consiste nell’alta frequenza di errori nella segregazione dei cromosomi nelle ‘figlie’ durante la divisione cellulare. Questa instabilità è in grado di realizzare una situazione di caos cellulare che contribuisce ai programmi anarchici delle cellule tumorali, tra cui replicarsi all’infinito e sopravvivere agli attacchi esterni. Sempre questa instabilità cromosomica fa sì che le cellule tumorali abbiano diversi assetti di cromosomi (cariotipi) e questo è un vantaggio per il cancro, dato che almeno alcune delle cellule tumorali avranno un cariotipo in grado di resistere ai farmaci. Un’altra conseguenza dell’instabilità cromosomica è la formazione di micronuclei, strutture anomale che si collocano al di fuori del nucleo primario della cellula e che sono in grado di indurre i cromosomi ‘sregolati’ a catalizzare il caos cellulare. Il rivestimento di queste strutture microscopiche è molto fragile e spesso difettoso, per cui il Dna che contengono non è sufficientemente protetto. Anzi, è spesso esposto al citoplasma e subisce danni persistenti, che creano un ambiente favorevole allo sviluppo del tumore.

“Sapevamo da tempo che i micronuclei sono tumorigenici, ma non sapevamo perché. Con il nostro studio abbiamo capito che il problema originario è l’incapacità di riparare l’involucro nucleare e ci siamo impegnati a trovarne la causa. Abbiamo così scoperto che tale incapacità è legata a p62, una proteina multitasking con molteplici funzioni cellulari”, spiega Santaguida. “Tuttavia, p62 non era finora mai stata collegata all’instabilità cromosomica. Attraverso complessi meccanismi cellulari da noi identificati e caratterizzati nel dettaglio a livello molecolare abbiamo dimostrato che p62 inibisce l’azione dei ‘riparatori’ dell’involucro nucleare del micronucleo. Quest’ultimo, rimasto senza difese, collassa, lasciando i cromosomi contenuti in balia del caos. Così l’instabilità cromosomica aumenta e le cellule tumorali ne ricevono più di un vantaggio, diventando più forti, crescendo, difendendosi dai farmaci e migrando all’interno dell’organismo. La nostra scoperta ha un chiaro riscontro nella pratica clinica perché, dalle nostre analisi, risulta che tumori caratterizzati da instabilità cromosomica e con alti livelli di p62 hanno una prognosi peggiore. La proteina p62 potrebbe quindi da oggi essere considerata un marcatore prognostico e un importante bersaglio terapeutico”.

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