Bayesian, l’ex capitano: “Il portellone non era aperto”

Cutfield non risponde ai pm. I sommozzatori cercano idrocarburi VIDEO 

TERMINI IMERESE – Il portellone sul lato sinistro “al 100% non era aperto”; con un’inclinazione di 45 gradi e i bocchettoni della sala macchine aperti, la barca può avere “seri problemi” e “inizia a imbarcare acqua”. Non c’era obbligo di tenere la deriva mobile abbassata; con un cambio repentino delle condizioni meteo, l’equipaggio aveva un “tempo breve per reagire”. Con un intervento su Linkedin, l’ex comandante del Bayesian Stephen Edwards prova a ricostruire quanto avvenuto la notte del naufragio. Davanti alle coste di Porticello, aggiunge l’uomo che ha comandato il veliero dal 2015 al 2020, il Bayesian è andato “oltre i suoi limiti operativi”.

L’ex comandante fornisce una ricostruzione anche su come il Bayesian abbia potuto imbarcare acqua. Con un’inclinazione di 45 gradi e i bocchettoni nella sala macchine – o i condotti di ventilazione delle cabine – aperti, allora l’acqua inizierà a entrare nello yacht. “Pertanto – spiega Edwards – a meno che non siano chiusi (cosa che con i sistemi di ventilazione e aria condizionata e il generatore in azione non devono esserlo) – il veliero inizierà a imbarcare acqua rapidamente”. E una volta che si verifica questa situazione, “l’imbarcazione è in seri guai poiché la stabilità viene rapidamente ridotta o persa”. Insomma, inclinare la nave a più di 45 gradi durante “il normale stato operativo, potrebbe causare allagamenti e conseguenti perdite, se l’allagamento non può essere controllato”. Alla stabilità è collegato anche il discorso della deriva mobile che, stando a quando sarebbe stato accertato dai sub, era nella posizione alzata. Ma questo non sarebbe stato un errore del comandante, fa capire Edwards.

A definire quando tenerla “giù” è infatti il manuale in dotazione al veliero. Nel caso del Bayesian, “era necessario fosse abbassata quando il veliero utilizzava le vele e/o quando si trovava a oltre 60 miglia dalla costa, indipendentemente dal fatto che si usassero le vele o i motori – spiega Edwards – In tutti gli altri momenti sarebbe potuta rimanere sollevata”. Non c’era, quindi, un obbligo affinché la chiglia rimanesse giù quando è arrivata la tempesta e il veliero è naufragato. Altro fattore che non va affatto trascurato, sottolinea ancora l’ex comandante è quello delle condizioni meteo: “queste circostanze estreme possono effettivamente verificarsi con pochissimo preavviso”. Ed essendo molto localizzate “sono difficili da prevedere, lasciando un tempo molto breve all’equipaggio per reagire”. Sarà l’inchiesta a rispondere a tutte queste domande. Sicuramente, ne è convinto l’ex comandante, “chi era a bordo sa davvero cosa è successo”.

Intanto si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai pm di Termini Imerese, James Cutfield, il comandante del veliero Bayesian affondato davanti a Porticello, nel Palermitano, il 19 agosto. Cutfield è indagato per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Il comandante è difeso dagli avvocati Giovanni Rizzuti e Aldo Mordiglia, che hanno lasciato la sala congressi dell’hotel Domina dove il loro assistito è stato interrogato. “Il comandante si è avvalso della facoltà di non rispondere per due fondamentali ragioni. Uno che è molto provato. La seconda ragione che noi siamo stati nominati ieri e per articolare una linea difensiva compiuta e completa e corretta abbiamo bisogno di acquisire una serie di dati che al momento non possediamo. Al momento non sappiamo se ci sono altri indagati”. Lo ha detto l’avvocato Giovanni Rizzuti che difende James Cutfield, dopo l’interrogatorio del suo assistito.

Per quanto riguarda le indagini terminate le operazioni Sar, la guardia costiera sta conducendo un’attività di monitoraggio ambientale sul luogo dell’affondamento, per scongiurare eventuali fuoriuscite di idrocarburi provenienti dallo scafo. Le operazioni sono eseguite con l’impiego di mezzi navali e con prelievi di campioni effettuati sulla colonna d’acqua in prossimità del relitto dai sommozzatori di Napoli e Messina, con l’ausilio del veicolo subacqueo a controllo remoto Remotely operated vehicle (Rov) e l’impiego di specifiche sonde parametriche per l’analisi ed il monitoraggio qualitativo delle acque, in collaborazione con il personale dell’Arpa Sicilia. Al momento non si registrano perdite dai serbatoi e non risultano tracce di inquinamento da idrocarburi.

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