Quando si parla di medicina rigenerativa si entra in un campo ancora in buona parte inesplorato ma dalle potenzialità notevoli. Quelle patologie dette appunto degenerative, considerate incurabili, trovano sempre più spesso soluzioni anche definitive. L’approccio riguarda non solo i sintomi delle malattie, ma punta a curare o ricostruire i tessuti, le cellule e gli organi danneggiati dalla patologia. Per fare questo, la medicina rigenerativa si avvale soprattutto della biologia molecolare e di conoscenze avanzate delle linee cellulari, utili alla rigenerazione degli organi: le cellule staminali, le cellule mononucleate e le piastrine. Insomma, la medicina rigenerativa vuole innanzitutto stimolare le capacità del nostro stesso corpo di riparare e rigenerare i tessuti, le cellule e gli organi danneggiati.
In ortopedia, in particolare, la medicina rigenerativa si occupa di trattare le patologie degenerative dei tessuti connettivi, come ossa, cartilagini, muscoli e tendini. Al Policlinico di Palermo, nel laboratorio di ricerca Bioplast presente all’interno dell’istituto di Chirurgia plastica e ricostruttiva, sono in corso numerosi progetti di ricerca di medicina rigenerativa basati proprio sullo studio di cellule staminali ottenute da campioni di grasso. Il tessuto adiposo rappresenta la fonte principale di cellule staminali mesenchimali per uso clinico e sperimentale perché può essere prelevato in grandi quantità senza lasciare esiti. Tra i progetti più recenti spicca l’introduzione di una tecnologia innovativa chiamata “Organ-on-chip” (OoC), che offre nuove opportunità per la ricerca scientifica, lo sviluppo farmaceutico e la medicina personalizzata.
Questi sistemi sono progettati per replicare le funzioni specifiche degli organi umani su scala ridotta, consentendo la coltura tridimensionale (3D) di cellule e tessuti in un ambiente dinamico, con l’obiettivo di impiegarli in ambito clinico per la ricostruzione di ossa e cartilagini. “Il laboratorio Bioplast – spiega Adriana Cordova, direttrice dell’unità operativa di Chirurgia plastica nonché del Dipartimento chirurgico (nella foto al centro del suo team, a sinistra Barbara Di Stefano, biologa, Mara Franza, dottoranda, e a destra Franz Moschella, docente, e Marco Trapani, biologo specializzando) – è il nostro fiore all’occhiello. È infatti l’unico laboratorio che comunica direttamente con la sala operatoria rappresentando la perfetta integrazione tra attività chirurgica assistenziale e attività di ricerca e a breve contiamo di avere risultati tangibili nella produzione di sostituti tessutali, di cartilagine e osso”.
L’innovazione di questo sistema risiede nella capacità di replicare l’ambiente fisiologico umano, consentendo il controllo di vari stimoli meccanici, gradienti biochimici, interazioni tra tessuti e altre condizioni microambientali. Pur essendo più semplici rispetto alla complessità degli organi e dei tessuti reali, questi sistemi riescono a riprodurre specifici stati fisiologici e patologici umani.