Due proteine ci difendono dal Covid e dal vaiolo delle scimmie

di Nuccio Sciacca. Importante studio cellulare al Policlinico di Palermo

La situazione epidemiologica in Italia del vaiolo delle scimmie (Mpox) sembra al momento sotto controllo. Il Ministero della Salute sta solo procedendo con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale e la scorta di vaccini al momento è sufficiente a garantire il fabbisogno. Ma a livello mondiale il 14 agosto scorso l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato nuovamente Mpox un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Ma i ricercatori proseguono nei loro studi in particolare sui rischi connessi all’epidemia partita dalla Repubblica democratica del Congo con la Svezia che ha già annunciato il primo contagio importato al di fuori dell’Africa. Tra questi evidenza scientifica viene data a un lavoro scientifico pubblicato dal gruppo di Malattie Infettive del Policlinico di Palermo che si sofferma sugli aspetti immunologici riguardanti il vaiolo delle scimmie e il Covid19.

Il lavoro dei ricercatori siciliani Manlio Tolomeo e Antonio Cascio (nella foto) è stato pubblicato sulla rivista “International Reviews of Immunology” e mette a fuoco il ruolo di due importanti proteine cellulari, denominate STAT4 e STAT6, nel determinare una maggiore o minore resistenza al vaiolo delle scimmie e al Covid19. “Nelle cellule del sistema immunitario vi sono specifiche proteine che svolgono un ruolo fondamentale nel modulare l’attivazione di geni con funzione antivirale – spiegano Tolomeo e Cascio – alcune di queste proteine appartengono al cosiddetto sistema STAT (dall’inglese “Signal Transducer and Activator of Transcription”) di cui esistono sei differenti tipi denominati da STAT1 fino a STAT6. Se alcune di queste proteine vengono bloccate (in particolare STAT1 e STAT4) l’attività antivirale del sistema immunitario viene gravemente compromessa”.

“Le varianti più gravi di vaiolo delle scimmie hanno un tasso di mortalità stimato intorno al 10% e questo è in parte dovuto alla capacità del virus di compromettere l’immunità antivirale attraverso una proteina (denominata 018) in grado di bloccare STAT1 e STAT4. È stato osservato, inoltre, che le forme più gravi di vaiolo delle scimmie sono caratterizzate da elevati livelli nel sangue di interleuchina 10, una proteina con azione anti-infiammatoria e immuno-deprimente la cui produzione dipende da STAT6. Il virus del vaiolo delle scimmie, promuovendo l’attivazione di STAT6, sarebbe quindi ulteriormente in grado di evadere l’azione del sistema immunitario”.

Secondo gli studi dei due ricercatori del Policlinico palermitano “anche il virus SARS-CoV2, come il virus del vaiolo delle scimmie, è in grado di bloccare la proteina STAT1 (ma non STAT4) e attivare STAT6, ma in questo caso l’attivazione di STAT6 avverrebbe attraverso un meccanismo scientificamente definito attivazione non canonica (differente da quella indotta dal vaiolo delle scimmie definita attivazione canonica)”. Nelle conclusioni del loro interessante lavoro gli autori spiegano che “nello stato di attivazione non canonica STAT6 indurrebbe la produzione di potenti proteine infiammatorie in grado di causare nel polmone la cosiddetta tempesta citochinica che è poi la principale causa di morte nel COVID19”.

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