“Le aziende vengano al Sud a fare impresa”

Il governatore della Banca d'Italia Panetta a Catania

CATANIA – Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta lancia un appello alle aziende italiane e straniere a investire al Sud Italia per “fare attività d’impresa” visto che si sono create delle condizioni migliori rispetto al passato e le regioni meridionali hanno un potenziale nuovo dopo gli ultimi sviluppi geopolitici. Parlando a Catania, Panetta ha sottolineato come al Sud “c’è un terzo della popolazione italiana ma un divario di consumi e redditi pro capite con il resto del Paese”. “Chi viene da altre regioni o aree può contribuire allo sviluppo – ha aggiunto -. Ci si è accorti che delocalizzare anche se abbatte il costo del lavoro, ha una serie di rischi che in passato non erano considerati in maniera sufficiente. Le aziende essendo passate attraverso questa presa di coscienza dei rischi e dei costi, si stanno ponendo la domanda: ci conviene continuare a delocalizzare oppure cercare nuove soluzioni?”.

Panetta ha anche sottolineato “con cautela” i fattori positivi dell’economia meridionale di questi anni, che sono “indizi non prove”, e invita a guardare avanti alle “ingenti risorse comunitarie, che possono essere incrementate attraendo capitali privati”. Il Sud Italia è cresciuto più del Paese dopo la pandemia e ha ora “occasioni di sviluppo” per via della fine della fase globale di delocalizzazione e per la produzione di energia rinnovabile e dovrà far ricorso “non a politiche assistenziali, ma a investimenti e riforme in grado di innalzare la capacità produttiva”.

“Le regioni meridionali – rileva Panetta – garantiscono condizioni di stabilità geopolitica ed economica, anche grazie all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea e all’Unione monetaria; rispetto alle destinazioni tradizionali della delocalizzazione produttiva, sono collocate in prossimità dei maggiori centri economici europei e al crocevia del Mediterraneo, attraverso cui transita un quinto del traffico marittimo internazionale; sono dotate di una forza lavoro sottoutilizzata e di poli scientifici di qualità; rappresentano un mercato di sbocco con 20 milioni di abitanti”.

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