La grande maggioranza delle mamme siciliane non assume bevande alcoliche in gravidanza e pone la Sicilia in fondo alla graduatoria nazionale. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, resi noti in occasione della Giornata mondiale della sindrome feto-alcolica e disturbi correlati che si tiene dal 1999 il 9 settembre per aumentare la consapevolezza sui rischi legati all’alcol in gravidanza, il 20,1% delle mamme dell’Emilia Romagna ha dichiarato di aver assunto alcol (anche solo una piccola quantità rappresentata da mezzo bicchiere di vino o una birra piccola o un aperitivo) almeno 1-2 volte al mese mentre agli ultimi posti si trovano Sicilia (10,2%), Sardegna (10,3%), Basilicata (10%) e Campania (9,3% ). Il consumo di alcol risulta così più diffuso tra le mamme del Centro-Nord.
Eppure la sindrome feto-alcolica (Fetal Alcohol Syndrome-Fas) è una grave disabilità permanente che si manifesta nel feto esposto durante la vita intrauterina strettamente correlato all’alcol consumato dalla madre durante la gravidanza. I danni allo sviluppo embrio fetale sono molteplici e correlati alla quantità di alcol ingerita. Oltre alla Fas, che è la manifestazione più grave del danno causato dall’alcol al feto, si possono verificare una varietà di anomalie strutturali (anomalie cranio facciali, rallentamento della crescita, ecc.) e disturbi dello sviluppo neurologico, che comportano disabilità comportamentali e neuro-cognitive. Queste alterazioni si possono presentare con modalità diverse tali da comportare un ampio spettro di disordini che vengono ricompresi nel termine Fasd (Fetal Alcohol Spectrum Disorder). L’alcol è una sostanza tossica in grado di attraversare la placenta e raggiungere il feto alle stesse concentrazioni di quelle della madre.
Tuttavia il feto ha poca o nessuna capacità di metabolizzare l’alcol, che interferisce con la divisione cellulare e ne inibisce la crescita, provocando danni a molti organi, soprattutto al cervello, tanto che la Fas rappresenta la prima causa conosciuta di ritardo mentale nel bambino e poi nell’adulto. La Fas si può prevenire al 100%, ma per farlo è indispensabile che i medici forniscano alle donne in gravidanza e in età fertile tutte le informazioni utili per capire quali possano essere le conseguenze del consumo di alcol. Molte future mamme sono, infatti, erroneamente convinte che il consumo di vino, birra, liquori, aperitivi alcolici o superalcolici, in maniera saltuaria e moderata, non comporti problemi per il feto. La campagna dell’Istituto superiore di sanità “Zero alcol in gravidanza” è già stata avviata e il Ministero della Salute ha finanziato il progetto” Salute materno-infantile: formazione degli operatori socio-sanitari ed empowerment delle giovani donne (18-24 anni) sui rischi connessi al consumo di alcol in gravidanza”, di cui l’Istituto superiore di sanità è capofila e che ha preso il via parallelamente alla campagna.
Il progetto, della durata di due anni, è coordinato dal Centro nazionale dipendenze e doping e dal Servizio tecnico scientifico di coordinamento e supporto alla ricerca dell’Istituto superiore di sanità e condotto in collaborazione con il Dipartimento materno neonatale dell’Irccs Burlo Garofalo di Trieste, il Dipartimento materno infantile e Scienze uroginecologiche del Policlinico Umberto I di Roma e la Uoc Neonatologia e Terapia intensiva neonatale dell’ospedale San Marco di Catania. Obiettivo generale del progetto è quello di promuovere strategie di prevenzione della salute madre-bambino attraverso azioni formative e informative sui rischi alcol-correlati.