L’elettroporazione cardiaca è un metodo di ablazione cardiaca per il trattamento per le aritmie cardiache (nella foto: a sinistra un cuore sano, a destra con aritmia), in pazienti non responsivi a terapie farmacologiche o a rischio di complicanze. Il suo obiettivo è quello di eliminare piccole porzioni cardiache responsabili dell’impulso improprio del muscolo (nella figura in giallo la conduzione normale dell’impulso elettrico cardiaco a sinistra ed anormale a destra). Riguarda, in particolare, la fibrillazione atriale che è l’aritmia cardiaca più diffusa, basti pensare che interessa l’1-2% della popolazione e le probabilità di sviluppare tale condizione aumentano con l’avanzare dell’età. E’ un battito cardiaco che diventa irregolare e accelerato (tachiaritmia).
Tra le persone di età maggiore ai 40 anni, una su quattro potrà presentare nel corso della restante vita un episodio di fibrillazione atriale. A volte questo rimane l’unico evento, mentre in altri casi l’aritmia tende a ricorrere. Soprattutto nelle fasi iniziali, gli episodi tendono ad interrompersi spontaneamente, di solito nel giro di un paio di giorni; successivamente, la loro durata aumenta e saranno necessari degli interventi per determinarne l’arresto. Il trattamento della fibrillazione atriale è basato sul controllo della frequenza con i farmaci o con l’ablazione del nodo atrioventricolare del cuore.
La struttura di Elettrofisiologia interventistica dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa, guidata da Giuseppe Campisi e dal direttore dell’Unità operativa complessa di cardiologia Antonino Nicosia (nella foto da sn Campisi, Nicosia e l’emodinamista Rapisarda), ha implementato con successo le più moderne tecnologie di ablazione utili al contrasto della fibrillazione atriale, tra cui, appunto, la cosiddetta elettroporazione. Consiste nell’applicazione di un impulso elettrico molto intenso e di breve durata nelle zone del cuore responsabili delle anomalie ritmiche. L’energia elettrica viene erogata attraverso un catetere multipolare irrigato e collocato all’interno dell’atrio cardiaco di sinistra. Utilizzando impulsi ad alto voltaggio per pochi secondi, si induce nelle cellule cardiache la formazione di fori nella membrana cellulare determinando la necrosi istantanea delle cellule patologiche e fonte dell’aritmia.
“Questa tecnica – spiega Nicosia – rappresenta un’evoluzione importante nell’ablazione cardiaca, in quanto consente un perfetto isolamento delle vene polmonari riducendo i tempi di intervento e migliorando gli esiti dei pazienti. La nostra è stata una delle prime strutture in Italia a utilizzare la tecnica e oggi è il centro leader in Sicilia per numero di pazienti trattati. Il presidio, in questo modo, si conferma punto di riferimento regionale per il trattamento della fibrillazione atriale”. “Nel corso degli ultimi dodici mesi – aggiunge Campisi – grazie a un team medico-infermieristico molto affiatato il centro ha trattato 32 pazienti, provenienti non solo dalla provincia di Ragusa ma anche da altre province siciliane, ottenendo un successo superiore all’80% e senza registrare alcuna complicanza”.