CITTÀ DEL VATICANO – Hanno provato a sfidare il divieto di sposarsi in nome dell’amore e della famiglia ma sono stati licenziati entrambi, i due coniugi dipendenti dello Ior su cui è calata la scure di un nuovo, controverso regolamento interno, contestato Oltretevere tanto per cominciare perché retroattivo. Oggi annunciano ricorso ma Vaticano e Ior appaiono compatti nel non voler fare passi indetro. La vicenda dei due Romeo e Giulietta prende le mosse nel febbraio scorso quando i due giovani notificano all’Ufficio Risorse Umane l’intenzione di sposarsi. Il 2 maggio viene pubblicato il nuovo Regolamento interno dello Ior che vieta l’assunzione di coniugi, consanguinei fino al quarto grado e di affini in primo e secondo grado, secondo il computo canonico. Tutto ciò quando la coppia aveva già fatto le pubblicazioni e lo Ior stesso era stato messo al corrente delle imminenti nozze tanto che aveva provveduto a un anticipo sul Tfr per l’acquisto di un immobile.
A causa però proprio della retroattività del Regolamento, ad agosto 2024 la coppia, che altrimenti avrebbe dovuto prendere la difficile decisione di lasciare che uno dei due si licenziasse, decide di formulare a Papa Francesco una richiesta di dispensa dalla normativa come si faceva all’epoca dei Papi Re con le suppliche. Della richiesta di dispensa viene informato anche il direttore dello Ior, Gian Franco Mammì. “Nessuna risposta è mai pervenuta ai miei assistiti o al sottoscritto difensore”, ha dichiarato oggi il loro legale, l’avvocato Laura Sgrò, nè “nessuno di loro ha ricevuto proposte da parte dello Ior di cambi di settore (che avrebbero volentieri accettato) né tantomeno di ricollocamento in altro Ente vaticano”. E così, decorsi 30 giorni dal matrimonio, ieri il colpo di scena: vengono licenziati in tronco entrambi, “invitati” a lasciare immediatamente il luogo di lavoro e a riconsegnare anche le tessere di accesso al Vaticano e di loro eventuali familiari, nonché le carte di credito e le tessere bancomat collegate ai rispettivi conti correnti. Immediata l’impugnazione dell’atto di licenziamento da parte del legale difensore, considerato “nullo, illegittimo e gravemente lesivo dei diritti fondamentali delle persone e dei lavoratori”.
“La vicenda – afferma anche l’avvocato Sgrò – obbliga a cautela in quanto coinvolge anche la vita di tre figli minorenni”. Nel pomeriggio una nota dello Ior parla di “decisione difficile” ma dettata “dalle regole”: “la formazione di una coppia coniugale fra i dipendenti – afferma la ‘banca’ vaticana – è infatti palesemente in contraddizione con il Regolamento vigente, il cui primo obiettivo è quello di ovviare al rischio reputazionale di accuse di familismo e conseguentemente di garantire trattamenti imparziali tra i dipendenti e di evitare il possibile insorgere di situazioni di conflitti di interesse nella operatività dell’Istituto, a protezione della propria integrità e del servizio per i propri clienti”. “Basiti” si dicono invece i dipendenti laici riuniti nell’Associazione Advl, che oltre ad esprimere sostegno alla coppia dei neo sposi sottolinea la mancanza di “umanità” emersa dallo sviluppo della vicenda. Si dicono inoltre, pronti a proteste, a maggior ragione perchè, proprio nel Vaticano di papa Francesco, strenuo difensore della famiglia, “il matrimonio diviene” paradossalmente “motivo di licenziamento”.