L’epatite C può essere vinta e a Messina, riprendendo uno degli obiettivi fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità ci vogliono provare. Nell’ambito della Rete Hcv Sicilia, infatti, una significativa sinergia interistituzionale vede impegnati oltre all’assessorato regionale, l’Università con il Policlinico, l’Asp e Ordine dei medici. La campagna contro il pericoloso virus è già attiva e prevede test gratuiti per chi è nato tra il 1969 e il 1989 perché considerato target più a rischio. “Per questo scopo stati previsti ben 200 milioni di euro del ministero della Salute – ha ricordato nel corso di un incontro su questo tema svoltosi nei giorni scorsi a Messina, l’epatologo Giovanni Raimondo (nella foto a sinistra con gli altri relatori Giovanna Spatari, Giacomo Caudo e Aurelio Lembo) – è una cifra ingente che fa capire bene l’importanza della malattia e l’obiettivo di eradicare il virus”.
La rete Hcv consente una gestione uniforme in tutta la regione dei trattamenti per l’infezione da Hcv con i farmaci anti-virali specifici (Daa = direct antiviral agents) che permettono la guarigione dal virus con cicli terapeutici. “Identificare i soggetti con l’infezione, migliorare la possibilità di una diagnosi precoce, avviare i pazienti al trattamento per evitare le complicanze della malattia epatica avanzata e interrompere l’ulteriore circolazione del virus rappresentano pertanto gli obiettivi dell’iniziativa”, ha sottolineato la rettrice UniMe Giovanna Spatari, nella veste anche di presidente nazionale della Siml (Società italiana medicina del lavoro).
Per il presidente dell’Ordine, Giacomo Caudo, un ruolo fondamentale lo rivestono i medici di medicina generale che possono incentivare i loro pazienti a fare il test, dato che l’epatite C non ha sintomi specifici, dunque molte persone possono non accorgersi di essere stati contagiati. Il direttore sanitario del Policlinico, Giuseppe Murolo, ha ribadito l’impegno dell’azienda ospedaliero-universitaria in tale direzione mentre la direttrice del centro gestionale screening Asp Messina, Sara Cuffari, ha evidenziato il lavoro dell’azienda sanitaria con le 120 mila lettere inviate in provincia di Messina per sollecitare i controlli alla popolazione cosiddetta ‘bersaglio’ cioè potenzialmente infetta e che oggi, grazie a una cura con qualche pillola, può guarire in modo definitivo.
Ad approfondire dal punto di vista scientifico e clinico la patologia e le sue pericolose complicanze le relazioni dell’epatologa Irene Cacciola, della docente di Medicina del lavoro Concetta Fenga, del medico di medicina generale e consigliere dell’Ordine Antonino Campisi e del segretario generale provinciale dei medici di famiglia Fimmg, Aurelio Lembo.