Ritorno nella casa degli orrori di Altavilla

Nuovi rilievi Ris per confermare l'atroce racconto della ragazza

PALERMO – Il prossimo 13 novembre davanti al gip di Termini Imerese si conoscerà l’esito della perizia psichiatrica disposta su Giovanni Barreca, l’uomo accusato di avere ucciso ad Altavilla Milicia – assieme alla figlia di 17 anni e a una coppia di amici, Massimo Carandente e Sabrina Fina – la moglie Antonella Salamone e i due figli Kevin ed Emanuel di 16 e 5 anni al culmine di un folle rito che avrebbe dovuto liberare la famiglia da una presunta possessione del demonio.

La perizia è stata chiesta dalla Procura e dall’avvocato di Barreca. Una settimana prima, il 7 novembre, il gip che processa la ragazza potrebbe disporre una perizia psichiatrica sulla giovane indagata. Nei giorni scorsi i carabinieri del Ris sono tornati nella villetta in cui si è consumata la strage per eseguire nuovi rilievi. Le foto scattate dai militari mostrano gli utensili del camino e le padelle usate per torturare le vittime.

Nelle immagini anche le scritte religiose sui muri fatte dalla figlia minorenne. “Le iscrizioni le ho fatte io – ha riferito la ragazza agli inquirenti. Massimo e Sabrina lo avevano detto a mio padre e mio padre lo ha detto a me, questo è avvenuto prima che accadesse tutto. Avevano detto che sarebbe stato importante leggerle”.

La prima a morire – in un rogo appiccato tra il 10 e l’11 febbraio scorsi- è stata la Salamone, l’ultimo il figlio Kevin, 16 anni. “Piattini e altri oggetti sono stati bruciati là sopra insieme al corpo di mamma. Il fuoco è durato alcune ore ma non saprei quanto”, ha raccontato la figlia coinvolta nella strage. Antonella, prima di perdere la vita, è stata colpita più volte con una padella, probabilmente una di quelle sequestrate che si vedono nelle foto.

“Confermo le torture – è sempre la diciassettenne a parlare – ma non so come è morta mia madre, se per infarto o quando sia io sia mio fratello le davamo calci. Prima i calci li ho dati io e poi Kevin, in quel momento mia madre non reagiva più. Mentre veniva torturata non poteva né mangiare né bere e quando veniva colpita con la pentola aveva una fascetta trasparente ai polsi”.

Mentre Barreca e la ragazza hanno confessato, Carandente e Fina, conosciuti dalla coppia durante riti religiosi, hanno sempre sostenuto di aver preso solo parte alle preghiere organizzate per scacciare il demonio e di non essere stati nella casa durante i delitti. Ma le analisi dei tabulati dei cellulari della coppia dicono il contrario: i due erano nella villetta quando si consumavano torture e omicidi. Tutti gli indagati sono detenuti.

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