CATANIA – “Ringrazio la buona sorte che mi ha consentito di svolgere il lavoro di magistrato”, ma anche di “avere avuto l’opportunità di farlo a Catania, città con tanti contrasti che ha necessità di una giustizia efficiente”. E’ arrivato il giorno dell’insediamento per Francesco Curcio, nuovo procuratore del capoluogo etneo che prende il posto di Carmelo Zuccaro, ora procuratore generale del distretto giudiziario. “E’ l’incarico più importante della mia carriera, che svolgerò ascoltando e confrontandomi con gli altri”.
Alla cerimonia era presente il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. Tra i “pericoli a Catania”, pur invitando a “mettere da parte la scaletta delle priorità”, il procuratore Curcio ha evidenziato quello della “criminalità organizzata che muta pelle si sta trasformando sempre più in comitato d’affari, vestendo sempre più un colletto bianco”. Poi ha ricordato anche le “violenze domestiche e l’uso spregiudicato degli strumenti finanziari e dell’economia, attraverso i quali si riciclano i proventi dell’attività illecita”.
“Ringrazio chi mi ha preceduto – ha aggiunto Curcio -, provo ammirazione per i colleghi Carmelo Zuccaro e Agata Santonocito, li conosco personalmente e spero di non farli rimpiangere. La Procura è una squadra, con cui sono felice di lavorare, è assurda la figura di un capo dell’ufficio che sta da solo in testa al comando. Potrà sembrare improprio parlare di una gestione democratica dell’ufficio, ma occorre confrontarsi con tutti coloro i quali ne fanno parte, perché il risultato di uno è il risultato di tutti”.
Secondo Curcio “Catania è una città ricca di fermenti, di forze positive, con i problemi che conosciamo tutti e che io devo approfondire e conoscere nei prossimi mesi: ‘nessuno nasce imparato’, si dice”. A una domanda di una giornalista se “per questa nomina ha lottato”, in riferimento al ricorso presentato da tre ‘aggiunti’ del suo ufficio, il procuratore Curcio ha risposto: “No, ho fatto la domanda e basta”.
Sul profilo dell’inchieste sull’immigrazione clandestina Catania per il nuovo procuratore “è una delle migliori Procure d’Europa, e non soltanto d’Italia, e noi dobbiamo implementare questa attività visto che ci sono delle professionalità che ci invidiano all’estero. L’Italia nel 2006 ha sottoscritto il trattato che prevede il contrasto e la punizione dei trafficanti, ma, nello stesso tempo l’assistenza a chi è vittima di tratta”. Per quanto riguarda la divisione dei poteri, “ognuno deve fare quello che gli spetta. Ai magistrati interpretare le leggi che hanno una loro gerarchia: c’è la Costituzione, i trattati internazionali, le leggi dello Stato e quelle regionali. E noi dobbiamo mettere insieme questo mosaico. La politica ha un compito più alto del nostro, perché deve dare l’indirizzo politico. Però questo non significa che noi dobbiamo venir meno al nostro lavoro”.