All’interno del cuore e in particolare nell’atrio destro (una delle 4 camere cardiache) possono formarsi dei trombi. Non si tratta, per fortuna, di una evenienza frequente, anzi è piuttosto rara, e si presenta, ad esempio, come complicanza del posizionamento di un catetere venoso centrale per curare varie patologie di altra natura. Ecco perché avere un dispositivo che, senza chirurgia cosiddetta “a cielo aperto”, riesca ad arrivare alla sede del trombo attraverso i vasi sanguigni e lo rimuova è senz’altro un grande vantaggio per medico e paziente. Uno di questi si chiama Angiovac (AngioDynamics, Latham, NY) e fornisce, appunto, un approccio endovascolare per rimuovere coaguli intravascolari e intracardiaci, trombi e materiale vegetativo (come mostrato nella grafica).
Da circa 10 anni anche in Italia questo sistema rappresenta una valida alternativa alla chirurgia e adesso ne dispone anche l’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia dell’AOU Policlinico Rodolico-San Marco di Catania diretta da Salvatore Lentini che lo ha utilizzato per l’asportazione di una grossa vegetazione fungina endocardiaca dalla valvola tricuspide. Si erano infatti formati trombi nell’atrio destro del cuore di una donna settantenne, a seguito dell’infezione di cavi legati al pacemaker impiantato in precedenza. Anche in questo caso nessuna chirurgia ma una cannula di aspirazione, inserita nella giugulare, e dotata alla sua estremità di una struttura espandibile a forma di ventaglio così da poter catturare e aspirare agilmente la massa fungina.
L’équipe multidisciplinare (nella foto) ha effettuato l’intervento in circolazione extracorporea, coordinata dallo stesso Lentini, con cardiochirurghi, cardiologi e anestesisti oltre al personale infermieristico. Il sistema Angiovac ha permesso di evitare l’intervento a cuore aperto con una procedura di tre ore circa, tutta endovascolare. La paziente era stata già operata alla valvola mitrale e conviveva da oltre vent’anni con i cavi per l’elettrostimolazione del cuore sui quali si è sviluppata l’infezione e la crescita di una grossa vegetazione fungina. L’intervento conferma come i dispositivi endovascolari percutanei stiano guidando la scena rispetto alla tradizionale chirurgia aperta che comporta maggiori rischi di perdita di sangue, morbilità e mortalità. Inoltre, la trombolisi farmacologica è associata ad alti tassi di sanguinamento ed è meno prevedibile rispetto alla rimozione meccanica dei trombi.