Catania ha un festival del cinema e non lo sa. Almeno nella migliore delle ipotesi, nella peggiore non le interessa. Così per evitare di essere gli unici spettatori nelle due sale di Zo, gli organizzatori del Catania film fest (alla tredicesima edizione, mica la prima) hanno opportunamente convocato gli studenti dei licei per tutte le proiezioni. Esattamente come è stato fatto per anni a Taormina, quando veniva invitato De Niro e dalla ragazza in platea partiva una gomitata alla vicina: “Ma questo chi è?”.
Per il film inglese “Sounds like a great project!” non c’era un posto vuoto. Circa 400 occhi under 18 a guardare la storia di una ragazza che chiede all’intelligenza artificiale di produrre 5 cortometraggi in base alle sue indicazioni. Un’accozzaglia di fesserie che alla fine avrebbe richiesto la reazione di Fantozzi alla Corazzata Potemkin. A un certo punto nel delirio narrativo esplode un turpiloquio alla Trainspotting seguito da un bombardamento psichedelico di immagini di organi genitali. In sala il brusio iniziale si espande verso l’anarchia totale, tra risate e commenti. Finché, come alla fine di ogni film, il presentatore Emanuele Rauco chiede ai ragazzi cosa ne pensano. Di solito ovviamente nessuno fiata, stavolta Asia chiede subito il microfono: “Vorrei dire che mi sento fortemente in imbarazzo per quello che ho visto. Il film non aveva senso, ma ancora meno tutto questo sesso. E non è l’unico caso, c’era troppo sesso anche negli altri che abbiamo guardato prima”. Ci manca poco che la sollevino e la portino in trionfo sulle braccia. Spunta una foresta di mani alzate, e tutte vogliono dire la stessa cosa: “Ma perché ce l’avete fatto vedere?”.
Una sommossa a dir poco inaspettata da quelli che ormai consideriamo scafati sedicenni. Gli organizzatori sono costretti a spiegare con qualche affanno “come il cinema sia fatto anche di provocazioni, di situazioni estreme, spesso rappresentate per far riflettere lo spettatore e indurlo a prendere posizione”. Ma non è finita qui: stavolta sono le prof a sbracciarsi per parlare. “Siamo davvero basite – dice la più battagliera – per la reazione degli studenti. Il film era bellissimo e non ci saremmo mai aspettate che, con tutte le volgarità che circolano nella società di oggi, si scandalizzassero per questo”.