Ictus, a Siracusa un nuovo sistema per fronteggiarlo

di Nuccio Sciacca. Telestroke: la terapia trombolitica deve essere somministrata entro 4-5 ore

L’ictus ischemico, in gergo tecnico lo “stroke”, si verifica quando le arterie che garantiscono il corretto flusso di sangue al cervello sono ostruite per la presenza di un coagulo. Come per l’infarto del miocardio, dove sono le coronarie ad essere ostruite, le aree a valle del blocco che non possono essere sufficientemente irrorate vanno incontro a morte. Rimuovere il coagulo è fondamentale per evitare danni e, nei casi più gravi, il decesso del paziente. Rimuovere il coagulo il prima possibile è di fondamentale importanza. Ecco perché l’ictus è una patologia tempo-dipendente e i risultati positivi che possono essere ottenuti grazie alle terapie disponibili sono strettamente legati alla precocità con cui si interviene.

È dunque fondamentale riconoscere il prima possibile i sintomi e chiamare il 112 per poter arrivare in tempi rapidi in ospedale. In questo modo si può pensare di ridurre non solo il rischio di mortalità, ma anche di evitare ictus particolarmente gravi, cercando di limitare danni futuri e soprattutto le conseguenze di disabilità, molto spesso invalidanti, causati da questa malattia. L’Asp di Siracusa, proprio nell’ottica di ridurre i tempi di intervento, ha attivato il servizio di telestroke per la gestione dell’ictus cerebrale realizzato dai sistemi informatici e controllo di gestione dell’azienda diretti da Santo Pettignano. Grazie al teleconsulto tra i pronto soccorso di tutti gli ospedali della provincia e i neurologi del reparto di Stroke unit dell’ospedale Umberto I viene infatti garantita tempestività di intervento a distanza che il più delle volte è salvavita.

Il telestroke è stato utilizzato per la prima volta per una donna di 67 anni giunta al pronto soccorso dell’ospedale di Avola per un ictus cerebrale. Essendo trascorse quattro ore dall’esordio dei sintomi e dovendo decidere rapidamente sull’opportunità di somministrare la terapia trombolitica, che deve essere effettuata entro la quarta ora e mezza, il neurologo di turno dell’ospedale Umberto I di Siracusa ha attivato il sistema di video consulto che le ha consentito in tempo reale di visionare le immagini neuroradiologiche, guidare una visita neurologica a distanza tramite telecamera e microfono ad alta definizione e disporre gli interventi più adeguati.

“Il nuovo sistema telestroke rappresenta un vero cambio di paradigma per la gestione dell’ictus cerebrale nella nostra provincia – spiega Dario Chiaramida, direttore del pronto soccorso di Avola-Noto -: per i pazienti che arrivano in condizioni critiche la possibilità di collegarsi immediatamente con gli specialisti della Stroke unit di Siracusa tramite il teleconsulto consente di garantire un trattamento tempestivo, riducendo al minimo i tempi di intervento e aumentando le possibilità di una piena ripresa”.

“L’ictus cerebrale è una patologia tempo-dipendente che richiede cure specifiche nel corso delle primissime ore dall’insorgenza dei sintomi, effettuabili presso la Stroke unit dell’Umberto I di Siracusa – dice il direttore del reparto Enzo Sanzaro (nella foto con il suo team) -. Il reparto dispone di letti dedicati e monitorizzati per rilevare continuativamente i parametri vitali, valutare costantemente lo stato clinico neurologico del paziente e indagare le cause che hanno condotto a questa grave patologia. La realizzazione di questo importantissimo progetto favorisce un ulteriore miglioramento degli indicatori di performance dell’Unità operativa di neurologia e Stroke unit dell’ospedale aretuseo, recentemente premiata con il riconoscimento “Gold Angels” della European Stroke organisation per gli eccellenti risultati raggiunti negli ultimi anni”.

Nel nostro Paese lo stroke rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e tumori. Si calcola che siano circa 150 mila gli italiani che vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. A oggi sono circa un milione i pazienti sopravvissuti e che convivono con problemi di disabilità più o meno marcata. Il fenomeno è però in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili

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