Muore dopo rinoplastica: spunta il video

Indagati titolari del centro a cui si è rivolta la ragazza siracusana

Agli atti dell’indagine sulla morte di Margaret Spada, originaria del Siracusano, deceduta durante un intervento di rinoplastica in un centro medico di Roma c’è anche un video di pochi secondi girato dal fidanzato della ragazza. Il filmato riprenderebbe il momento in cui i medici tentavano di rianimare la ragazza che si era sentita male dopo la somministrazione dell’anestesia. L’autopsia si svolgerà venerdì al policlinico di Tor Vergata. I due indagati sono accusati di omicidio colposo.

La vicenda risale al 7 novembre: la ragazza, che era andata a Roma con il fidanzato, si sarebbe sentita male subito dopo la somministrazione dell’anestesia locale; è stata portata all’ospedale Sant’Eugenio in gravissime condizioni ed è morta dopo 4 giorni di agonia. Padre e figlio sono i titolari del centro medico, che è stato sequestrato. Nella struttura non è stato trovato alcun documento o cartella clinica o registrazione relativo all’intervento.

Peraltro lo studio era sprovvisto di targhetta esterna o insegna. “Per chiarire le cause della morte sarà necessaria l’autopsia – ha spiegato Alessandro Vinci, il legale dei familiari di Margaret -. Aveva scelto la struttura dove effettuare l’intervento dopo alcune ricerche su internet”. La ragazza infatti aveva individuato il chirurgo guardando un video su Tik Tok. L’intervento era costato 3.000 euro.

“La famiglia, i genitori, la sorella in questo momento sono circondati dall’affetto di tante persone e sono chiusi in un silenzio di dolore che non è spiegabile a parole. Chiedono di conoscere circostanze e cause per la morte della figlia – ha aggiunto l’avvocato Vinci – I genitori sapevano dove la figlia si era recata per fare l’intervento e Margaret si era affidata ad un chirurgo italiano, non ha seguito mode o tendenze dove spesso si va nei Paesi dell’Est o del nord Africa. Quella struttura doveva dare garanzie ma toccherà all’indagine accertarlo. La cosa assurda è che comunque si trattava di un intervento di routine e che una ragazza di 22 anni torna a casa dentro una bara, è inaccettabile per la famiglia. Io andrei cauto a parlare di sala operatoria, non ci trovavamo certo in una struttura ospedaliera: è un ambulatorio, un centro medico”.

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