MESSINA – Il ponte sullo Stretto di Messina potrebbe incominciare a vedere la luce nella seconda metà dell’anno prossimo con l’avvio dei cantieri in Calabria e Sicilia. Un’opera capace di resistere a un “terremoto disastroso” come quello del secolo scorso, afferma il vicepremier e ministro Matteo Salvini. Dopo il parere positivo della commissione tecnica del ministero dell’Ambiente, “il Mit, con l’esito favorevole sulla Via, unitamente al parere della Conferenza di Servizi e al Piano economico finanziario, istruisce la documentazione per il Cipess che potrebbe già deliberare l’approvazione del progetto definitivo entro dicembre”, spiega la società Stretto di Messina, ricordando le prossime tappe per la costruzione del ponte.
Con il via libera del Cipess “prende avvio la fase realizzativa” che comprende innanzitutto la stesura della progettazione esecutiva e l’avvio del programma di opere anticipate, che riguarda le operazioni propedeutiche alla cantierizzazione. Queste con particolare attenzione alla viabilità, con la risoluzione delle interferenze, la bonifica degli ordigni bellici, le indagini archeologiche, geognostiche e geotecniche, la predisposizione dei campi base. Poi l’avvio graduale della fase espropriativa, in relazione alle lavorazioni, illustra la società. Quindi i cantieri principali del ponte, gallerie stradali e ferroviarie, torri e blocchi di ancoraggio “saranno avviati nella seconda metà del 2025”.
Salvini, dunque, spazza via qualsiasi allarme sul rischio sismico dell’opera. “Qualora si ripetesse a Messina un terremoto disastroso, i tecnici spiegano che l’unica cosa che resterebbe in piedi è il ponte”, afferma il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture a Radio 24. Per cui “l’allarme è infondato”, sottolinea. Parole che innescano la reazione del leader di Avs, Angelo Bonelli: “Intorno a Messina e Villa San Giovanni avremmo città distrutte e macerie, ma il ponte resterebbe in piedi. La filosofia di Salvini: prima il ponte poi gli italiani in macerie”, attacca Bonelli, commentando poi la decisione della commissione. “Il parere espresso dalla commissione Via – afferma – avrebbe previsto 60 nuove prescrizioni che modificano sostanzialmente il progetto presentato. Un parere favorevole che sembrerebbe una bocciatura”.
Commenti anche da parte del sindaco di Messina, Federico Basile, e della sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti. “Attendiamo ora il provvedimento ufficiale, in cui saranno indicate le 60 prescrizioni per il progetto”, dice Basile. “La fase esecutiva dell’opera sta subendo un’accelerazione e dobbiamo fare tutto ciò che spetta al Comune per garantire che il progetto rispetti il nostro territorio, rivendichiamo un ruolo attivo”, scandisce Basile. Mentre Caminiti sottolinea: “Il nostro territorio è talmente fragile e talmente impattato dall’opera ponte che necessita di studi specifici”. Per cui “con grande attenzione leggeremo ciascuna delle 60 prescrizioni poste dalla commissione, ma già quanto ci viene consegnato dalla stampa evidenzia la bontà di quello che abbiamo sempre sostenuto: il progetto che sarà consegnato all’esito delle prescrizioni richieste sarà altra cosa rispetto al progetto definitivo oggetto di valutazione di impatto ambientale”, spiega la sindaca di Villa San Giovanni.
Sulla questione si fa avanti anche il comitato ‘Invece del ponte, cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto di Messina’: “Come da copione, i componenti la commissione Via avrebbero dato l’atteso parere favorevole, farcito da circa 60 prescrizioni, da ottemperare in gran parte nel progetto esecutivo (ossia: “in parte” prima dell’approvazione del definitivo, perché quanto fatto finora non è adeguato) – spiega. Siamo in attesa di leggerlo, questo parere, ma chissà perché, ancora nessuna traccia ufficiale del lavoro svolto e delle decisioni assunte. Dai lanci di agenzie – continua il comitato – comunque nulla di sorprendente, sembra che siano rimaste in piedi violazioni, inosservanze, lacune che fanno del progetto della società Stretto di Messina una vergogna inaudita. Tra queste, come avevamo detto, secondo fonti di stampa, il ponte dovrebbe essere ridisegnato “un po’ più alto” per evitare che impedisca il transito delle navi più grandi”.
“Se così fosse cambierebbero dimensioni, lunghezza, peso, fondazioni, allacci, cavi, piano degli espropri. E i soldi non basterebbero più (sarà per questo che non hanno allegato l’obbligatorio documento sui costi?). Eurolink ed SdM dovrebbero ricominciare da zero, ennesima conferma che i famosi (o fumosi) 10.000 file sono inadeguati, insufficienti, vuoto atmosferico e che il progetto approvato in febbraio era un finto progetto”. Il comitato conclude: “E attendiamo di vedere cosa è detto a proposito della faglia sotto il pilone. Certo, se così fosse, la Commissione avrebbe dovuto respingerlo questo progetto, ma magari è troppo difficile, freschi di nomina, scontentare i nominatori, soprattutto se questo vuol dire che il gioco è finito. Anche se già, qualora le prescrizioni “strutturali” dovessero essere imposte prima dell’approvazione del definitivo, addio Cipess a dicembre e inizio lavori entro l’anno. Tranquilli, gli squilli di tromba di Salvini e peones continueranno ugualmente. Come sempre, sotto la propaganda niente. Anzi, tanto fumo negli occhi per nascondere l’evidenza: che il progetto del 2011 non è “ripescabile”: è da rifare. Ma se il progetto è da rifare, frana l’accordo tra il Governo e WeBuild, perché va fatta una nuova gara”.