Spesso sottovalutata, l’emicrania è a tutti gli effetti una patologia neurologica invalidante, che colpisce 6 milioni di italiani, prevalentemente donne, condizionando fortemente la loro vita privata e lavorativa. La terapia farmacologica dell’emicrania può essere sintomatica (da assumere subito all’esordio del dolore e quindi ogni volta che ce ne sia il bisogno) o di profilassi o preventiva (cura continuativa), con lo scopo di ridurre il numero di attacchi, frequenza e durata. Sempre dal punto di vista delle terapie lo sviluppo in ambito di ricerca medica ha portato a numerose innovazioni in relazione a varie classi farmacologiche.
In particolare, negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di farmaci che sono legati in particolare alla causa del disturbo. Gli anticorpi monoclonali, ad esempio, agiscono contro il peptide correlato al gene della calcitonina (Cgrp) e assicurano un trattamento sicuro, che può essere effettuato esclusivamente presso i centri prescrittori con una metodologia ben precisa. Ai primi tre anticorpi – erenumab, fremanezumab, galcanemab – da assumere una volta al mese con iniezione sottocutanea, si è aggiunto di recente l’eptimezumab, che prevede invece un’infusione endovenosa da effettuarsi ogni 3 mesi. Proprio questo farmaco è prescrivibile all’ospedale di Caltagirone e deve essere somministrato per via endovenosa. Le prime somministrazioni già la scorsa estate presso il Centro Cefalee del reparto di Neurologia, diretto da Alessandro Pulvirenti (nella foto con il suo team), fra i primi centri regionali a dispensare il farmaco. Significativo il miglioramento della qualità di vita dei pazienti.
Il Centro Cefalee calatino, di cui è responsabile Simonetta Incardona, dirigente neurologo, risponde ai bisogni di salute di un bacino d’utenza di oltre 200 mila abitanti ed è stato inserito dall’assessorato regionale alla Salute fra i Centri prescrittori degli anticorpi monoclonali per le cefalee. Nei percorsi intraospedalieri il servizio collabora, inoltre, con le altre unità operative per la definizione di profili diagnostici e terapeutici multispecialistici e integrati, grazie al coordinamento della direzione medica del presidio, diretta da Giacoma Di Martino.
“La terapia target eseguita negli anni – spiega Pulvirenti – è stata rappresentata da tre anticorpi da praticare una volta al mese con iniezione sottocutanea. Con l’eptinezumab cambia non solo la modalità si somministrazione, che avviene con infusione endovenosa, ma anche i tempi della somministrazione, che coprono l’arco di tre mesi. La terapia va effettuata rigorosamente in ambiente ospedaliero”.
“Il meccanismo di azione di questo nuovo farmaco si basa sulla neutralizzazione del Cgrp (vedi grafica), la molecola coinvolta nella genesi del dolore emicranico – aggiunge Incardona -, gli studi hanno dimostrato la sicurezza e l’efficacia di questa nuova terapia, osservando la riduzione degli attacchi dolorosi di cefalea e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti”. Non tutti i pazienti con cefalea sono candidabili alla nuova terapia. Occorre un preciso iter diagnostico-terapeutico secondo un rigoroso imprinting definito dalle linee guida dell’assessorato regionale alla Salute.