NEW YORK – Al sesto giorno di caccia all’uomo, il cerchio si è chiuso attorno a Luigi Nicholas Mangione, 26enne nato e cresciuto nel Maryland con un nome di origini italiane, ex studente della Ivy League, ricercato per l’assassinio a Manhattan del ceo di UnitedHealthcare, Brian Thompson. Su segnalazione di un dipendente del fast food di un McDonald’s di Altoona, in Pennsylvania, la polizia ha fermato un giovane dal comportamento sospetto trovandolo in possesso di un passaporto americano e quattro documenti di identità falsi, tra cui uno simile a quello del New Jersey esibito alla reception dell’ostello dell’Upper West Side dove il killer si era fermato per dieci giorni prima dell’assassinio.
“L’abbiamo preso incrociando i vecchi metodi della polizia con quanto offerto dalle nuove tecnologie”, ha detto la nuova commissioner Jessica Tisch in una conferenza stampa a New York con il sindaco Eric Adams. Arrivato ad Altoona in Greyhound, Mangione aveva con sé anche una pistola con silenziatore simile a quella usata per uccidere Thompson: si tratterebbe di una ‘ghost gun’, non rintracciabile come un acquisto in particolare e messa assieme con la stampante 3d. Il 26enne portava addosso anche un “manifesto”, hanno riferito fonti di polizia, proprio come Theodore Kaczynski, il matematico pluriassassino di Harvard soprannominato Unabomber che negli anni Novanta tenne in scacco l’America con una catena di pacchi bomba e che Luigi aveva dimostrato di ammirare mettendo il like sui suoi scritti nei social. Il documento scritto a mano, secondo la Cnn, contiene un atto di accusa contro la “corporate America” e in particolare le mutue private che antepongono i profitti al bene degli assicurati.
“Questi parassiti se la sono cercata… Mi scuso per ogni conflitto e trauma, ma andava fatto”, sono alcune delle frasi scritte da Mangione, che dice di aver agito da solo e di essersi autofinanziato. Secondo il New York Post, il ragazzo era rimasto scioccato per come era stato trattato un parente malato. Tutto confermerebbe dunque quello che è stato fin dall’inizio il sospetto degli investigatori di un killer “arrabbiato” col sistema miliardario delle mutue: gli ultimi tasselli dopo le tre parole incise sui bossoli trovati sul luogo del delitto – “deny, delay, depose” evocavano quelle usate dalle assicurazioni come UnitedHealthcare per negare i rimborsi – così come i soldi finti del Monopoli (il gioco per molti simbolo del greed delle corporation) che l’assassino aveva ficcato nello zaino di marca abbandonato a Central Park assieme al giaccone firmato Tommy Hilfiger.
Osannato da molti in rete come un eroe popolare, Mangione, che ha studiato a UPenn e il cui ultimo domicilio conosciuto è Honululu nelle Hawaii, è stato arrestato per reati locali legati al possesso della pistola: per essere incriminato a New York per l’assassinio di Thompson deve essere estradato. L’omicidio di Thompson sotto l’Hilton di Midtown, dove il ceo si preparava a parlare alla conferenza degli investitori, aveva scioccato New York e il mondo del business. UnitedHeathcare è uno dei colossi sanitari globali, celebre per i giganteschi profitti e l’alta percentuale di richieste di risarcimento negate. L’assassino lo aveva aspettato davanti all’albergo all’alba del 4 gennaio, aveva scaricato sull’executive la pistola centrandolo alle spalle e a una gamba. Thompson era stato dichiarato morto pochi minuti dopo in ospedale mentre il killer si dava alla fuga su una e-bike e poi in taxi per raggiungere la stazione dei Greyhound sotto il ponte di George Washington facendo perdere le sue tracce fino a a oggi.