In Italia i problemi uditivi riguardano il 12,1% della popolazione, cioè circa 7 milioni di persone che vivono con ipoacusia. C’è comunque una significativa differenziazione tra le classi di età e un aumento con l’invecchiamento (da percentuali che non superano il 10% della classe di età 13-45 anni al 25% di chi ha dai 61 agli 80 anni, fino al 50% tra gli over 80). Nell’ambito di questi disturbi uditivi si inserisce la cosiddetta ipoacusia conduttiva che è causata da problemi all’orecchio esterno o medio. Può trattarsi di un problema semplice come un accumulo di cerume nell’orecchio esterno, che può essere rapidamente risolto da un audioprotesista. Oppure, l’ipoacusia conduttiva può essere dovuta a cause più gravi, può essere permanente e richiedere l’amplificazione offerta dalla tecnologia.
Nella Unità operativa di Otorinolaringoiatria del Policlinico di Palermo, Francesco Dispenza, docente universitario, ha impiantato un moderno dispositivo per il trattamento proprio della sordità di conduzione e anche di quella mista, cioè quella che ha una componente di ipoacusia conduttiva e una di ipoacusia neurosensoriale. Ciò significa che sia l’orecchio esterno che quello interno hanno subito danni. L’orecchio esterno non riesce a inviare il suono all’orecchio interno in modo corretto, e l’orecchio interno non riesce a elaborare il suono da inviare al cervello. La componente neurosensoriale dell’ipoacusia mista (orecchio interno) è di solito permanente, ma la componente conduttiva (orecchio esterno) potrebbe non esserlo. Molte persone con ipoacusia mista percepiscono i suoni a volume molto basso e non riescono a comprenderli facilmente.
Il dispositivo utilizzato è il Sentio di Oticon (nella foto). Il reparto palermitano diretto da Salvatore Gallina (nella foto al centro tra gli specialisti Immordino e Dispenza), è centro di riferimento regionale per le malattie dell’orecchio interno, per la cura dell’ipoacusia e per l’impianto cocleare. “Per i casi di ipoacusia conduttiva o mista – spiega Dispenza – proponiamo l’utilizzo di impianti a conduzione ossea, che garantiscono una trasmissione sonora diretta all’orecchio interno, bypassando l’orecchio medio danneggiato”.
Anche le malformazioni dell’orecchio esterno, come l’atresia auris, possono comportare una perdita di udito di tipo trasmissivo. Il funzionamento del dispositivo avviene in più fasi: il processore audio esterno cattura i suoni e li converte in segnali elettrici, inviandoli attraverso la pelle al trasduttore interno, che li trasforma in vibrazioni, consentendo di bypassare le strutture dell’orecchio esterno e medio e permettendo alla coclea di percepire il suono in modo naturale e chiaro.