ENNA – Il vescovo della diocesi di Piazza Armerina, Rosario Gisana (foto Facebook) e il suo vicario generale, Vincenzo Murgano, attualmente parroco della chiesa madre del capoluogo, sono indagati dalla Procura di Enna per falsa testimonianza. La vicenda è una coda del processo al sacerdote ennese Giuseppe Rugolo, che si è concluso lo scorso 5 marzo con una condanna a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale a danno di minori, come scrive Repubblica Palermo. Dopo la conclusione del processo la parte civile, Antonio Messina, ha presentato un esposto in Procura e ora i pm vogliono approfondire la vicenda.
Antonio Messina, il giovane archeologo che aveva denunciato il sacerdote e al quale Gisana aveva offerto 25 mila euro in contanti in cambio del silenzio commenta la vicenda con amarezza: “A fronte delle tante bugie emerse nel corso delle indagini e anche nelle deposizioni in aula, mi sarei aspettato che il tribunale trasmettesse autonomamente gli atti in Procura. Così non è stato. Oggi apprendo che comunque la Procura sta andando avanti”. I giudici, nelle motivazioni della sentenza di condanna a Rugolo, stigmatizzano il comportamento del vescovo Gisana come atto “a facilitare l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione” . Nel corso di una intercettazione, agli atti del processo, tra il vescovo e Rugolo, Gisana ammette di avere insabbiato i fatti. Ora l’inchiesta della Procura dove da qualche settimana si è insediato il nuovo procuratore, Ennio Petrigni.
“Questa denuncia nasce dalla mia indignazione per avere dovuto assistere in aula alle false dichiarazioni rese dal vescovo Rosario Gisana e dal vicario generale Vincenzo Murgano sempre per favorire l’imputato così come stigmatizzato anche dalla motivazione della sentenza – prosegue Messina -. Il processo è stato lunghissimo e con date fissate a distanza anche di diversi mesi. Il risultato è che sono scaduti i termini di prescrizione per alcuni episodi di abuso e Rugolo è stato condannato per il tentato abuso su di me e per gli abusi subiti da altri due giovani”.
Antonio che ha scritto ai dicasteri per la Dottrina della Fede, per il Clero e per i Vescovi dice: “Mi auguro che il Papa non sappia tutta la verità. Ricordo che il giorno prima della requisitoria del pm Stefania Leonte aveva detto del vescovo Gisana, in un comunicato pubblicato da Agensir, ‘Bravo questo vescovo, bravo. E’ stato perseguitato, calunniato, e lui fermo, sempre giusto’. Se sapesse la verità lo avrebbe già rimosso dall’incarico”. “Nel corso dell’attività delle indagini difensive svolte anche per altri procedimenti sono emersi altri casi di copertura di abusi da parte del prelato”, dice l’avvocato di Antonio Messina, Eleanna Parasiliti Molica.