Infezioni nelle Rsa: nasce progetto nazionale per monitorarle

di Nuccio Sciacca. Catania tra le cinque università italiane coinvolte

Le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) sono state introdotte in Italia a metà degli anni Novanta come strutture non ospedaliere ma comunque a impronta sanitaria, che ospitano per un periodo variabile da poche settimane in poi, fino a sei mesi, persone non autosufficienti, che non possono essere assistite in casa e che necessitano di specifiche cure mediche di più specialisti e di una articolata assistenza sanitaria. In Italia sono quasi cinquemila (oltre trecento in Sicilia). Ma come funzionano? Bene o male? Se lo sono chiesto le più alte autorità sanitarie del ministero della Salute all’Istituto Superiore di Sanità, che hanno appena varato un progetto per “fotografare” la situazione ad oggi iniziando da un indice infallibile: le infezioni. A questo monitoraggio si accompagnerà quello della formazione degli operatori che vi lavorano all’interno.

Il titolo del progetto è “La tutela della salute nelle strutture residenziali sociosanitarie: un impegno condiviso per prevenire e controllare le infezioni correlate all’assistenza”. Il progetto è coordinato dal dipartimento di Medicina dell’Università di Udine, che vede come capofila la Regione Friuli-Venezia Giulia e la partecipazione di altre sette Regioni (Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Molise, Piemonte, Sicilia e Toscana) e cinque Università (Catania, Torino, Udine, Pisa e Molise). “Questa può essere una piattaforma molto utile – ha affermato Silvio Brusaferro, coordinatore del progetto (nella foto un momento dell’incontro svoltosi a Udine) – è un progetto che partendo dai dati auspica di fornire degli strumenti che possano aiutare il sistema nell’assistenza agli anziani e ai fragili”.

Le RSA, infatti, sono luoghi particolarmente a rischio di infezioni correlate all’assistenza ed è forte anche la possibilità che le infezioni acquisite nelle residenze vengano trasferite agli ospedali e viceversa, una ulteriore sfida a causa della crescente prevalenza di microrganismi resistenti agli antibiotici. Da qui la necessità di fotografare la situazione nelle strutture e progettare degli interventi per la prevenzione.

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