MILANO – La Procura di Milano ha rinviato a giudizio con citazione diretta Chiara Ferragni per la vicenda della presunta truffa dei pandoro ‘Pink Christmas’ e per le uova di cioccolato. Da quanto si è saputo, la Procura, guidata da Marcello Viola, con l’aggiunto Eugenio Fusco e il pm Cristian Barilli, ha deciso di non chiedere l’archiviazione e andare avanti con la citazione diretta a giudizio, prevista per il reato di truffa aggravata (non si va in udienza preliminare), dopo giorni di riflessioni, dato il passaggio delicato, e di colloqui con i legali degli indagati. Sarà il giudice dell’udienza pre-dibattimentale a valutare se sarà necessario il dibattimento o in caso contrario a decidere il proscioglimento senza processo.
Come si legge nelle imputazioni del decreto, le stesse già contenute nella chiusura indagini, i consumatori sarebbero stati “danneggiati” con “informazioni fuorvianti” e per Ferragni ci sarebbe stato, nei due casi tra il 2021 e il gennaio 2023, un “ingiusto profitto” di oltre 2 milioni e 200 mila euro a cui si è aggiunto il beneficio di un “ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”. La “operazione commerciale del pandoro Limited Edition”, scrivono i pm, venduto a poco più di 9 euro invece che a poco più di 3, e in particolare la “correlazione tra l’acquisto del prodotto e il contributo alla raccolta di fondi a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino” avrebbero indotto “in errore un numero imprecisato di acquirenti” con campagne via social e web.
In più ci sarebbe stato un “ingiusto profitto” di un milione e 75 mila euro per l’imprenditrice, la quale avrebbe avuto anche un “ritorno di immagine”. Schema non molto diverso, secondo i pm, quello che riguarda le uova di cioccolato al centro di una campagna biennale (2021-2022) per la quale Cerealitalia-ID ha corrisposto all’influencer 400 mila e 750 mila euro.
“Credevo sinceramente che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno – ha commentato in una nota Chiara Ferragni -. Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza. Questa accusa pesa su di me e, di riflesso, sulla mia famiglia e sulle persone con cui lavoro”.
A fine novembre, gli avvocati dell’influencer avevano depositato una memoria per cercare di ottenere dalla Procura una richiesta di archiviazione delle accuse, sostenendo che Ferragni non ha commesso alcuna truffa, ha già chiuso il fronte amministrativo e ha effettuato versamenti, nel frattempo, all’ospedale Regina Margherita di Torino e all’associazione “Bambini delle fate”. Ha già versato circa 3,4 milioni di euro.
In più, nella memoria la difesa ha contestato la procedibilità d’ufficio della presunta truffa in assenza di querele di singoli consumatori (anche il Codacons è uscito dal procedimento dopo l’accordo). Procedibilità che i pm hanno legato all’aggravante della “minorata difesa” in quanto i presunti raggiri sarebbero stati commessi su piattaforme on line. Un tema che i legali potranno certamente riproporre nell’udienza pre-dibattimentale del 23 settembre e su cui il giudice dovrà decidere.
Nella campagna ingannevole sul pandoro, secondo i pm, si diceva che il ricavato sarebbe servito “a finanziare un percorso di ricerca” dedicato ai bimbi curati al Regina Margherita, ma si sarebbe omesso “di riferire che, contrariamente al messaggio promozionale, Balocco (…) aveva effettuato” il 2 maggio 2022 “un versamento di 50.000 euro a favore dell’ospedale” e che non c’era “correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita”. Anche sulla vicenda “Uova di Pasqua Chiara Ferragni – sosteniamo i Bambini delle Fate” i pm hanno contestato lo stesso schema con “una pubblicità ingannevole condivisa via social, media e web” con frasi come “le mie uova supportano i bambini delle fate”.