Il 12 marzo è stata proclamata “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari” e anche in Sicilia si sono svolti incontri e convegni con l’obiettivo di stimolare un dibattito costruttivo con istituzioni e professionisti per “curare la fiducia” e ricostruire un rapporto più sicuro e rispettoso tra la collettività e il servizio sanitario nazionale.
A Catania la Cisl medici ha organizzato al Seminario arcivescovile una tavola rotonda con i direttori generali e sanitari delle aziende ospedaliere cittadine, rispettivamente Salvatore Giuffrida del Cannizzaro e Mauro Sapienza del Garibaldi, che ha portato la propria diretta testimonianza di medico aggredito all’ospedale Umberto I di Enna, introdotta dalle relazioni del direttore dell’Inail Diana Artuso, del direttore della Medicina d’urgenza del Cannizzaro, Salvatore Mazza, e del procuratore catanese Fabio Scavone, per esplorare le misure già adottate per migliorare la sicurezza.
Filo conduttore la necessità di una svolta culturale urgente, accompagnata da misure normative già messe in atto, per rilanciare il dibattito pubblico sulla sanità. “Nonostante l’inasprimento delle misure adottate a livello regionale e nazionale – ha riferito il segretario provinciale del sindacato medico, Massimo De Natale – il fenomeno non accenna a diminuire perché c’è la difficoltà ad accedere alle cure, soprattutto quelle in urgenza per i ben noti problemi di carenza di personale”.
Il segretario nazionale Ignazio Ganga ha quindi chiesto interventi immediati in termini di risorse umane ed economiche. Anche l’Ordine dei medici con il vice-presidente Giuseppe Liberti, ha confermato che fa la propria parte denunciando le violenze e costituendosi parte civile nei processi. Ma se sono state 18.213 le aggressioni in un anno a medici, infermieri e altri operatori sanitari nelle regioni italiane, dal conteggio va esclusa le Sicilia, che è l’unica regione, fa notare Cisl medici, a non avere ottemperato alla legge che prevede l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti, con specifici compiti di monitoraggio, studio e promozione di iniziative volte a garantire la sicurezza dei professionisti.
Le aggressioni al personale sanitario sono considerate “eventi sentinella” di particolare gravità, che non solo danneggiano gli operatori, ma compromettono la qualità dei servizi e la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario. “Al Garibaldi – ha aggiunto la responsabile del risk management ospedaliero, Anna Colombo – abbiamo registrato nel 2024 undici aggressioni e un evento sentinella”. I numeri mostrano, infine, che il 70% delle vittime di aggressioni sono donne mentre 7 pronto soccorso su dieci hanno già sistemi di videosorveglianza e personale di vigilanza, e in oltre metà dei casi sono presenti presidi fissi di polizia”.