CATANIA – In occasione dell’8 marzo l’associazione Non una di meno annuncia uno sciopero “transfemminista” a Catania. Un corteo partirà da piazza Roma intorno alle 9.30 e si sposterà fino a piazza Università. Motivo della protesta è “il boicottaggio di un sistema sociale sempre più violento e autoritario che specula sui bisogni e criminalizza le povertà. Viviamo in una città – dice l’associazione – in cui le violenze sulle donne, gli attacchi omolesbobitransfobici e i femminicidi continuano ad aumentare. Una città in cui solo il 21,1% delle donne lavora, in cui il ‘gender pay gap’ è del 33% nel settore privato, in cui il 20% delle donne sono madri Neet (cioè né occupate, né inserite in un percorso di istruzione o di formazione), mentre le Neet tra i 15 e i 34 anni si attestano intorno al 53,3%. Una città in cui la dispersione scolastica si attesta al 25%. Senza servizi, senza welfare, senza supporti alla genitorialità, senza mezzi di trasporto adeguati, senza infrastrutture libere, accessibili e inclusive”.
Non una di meno si chiede: “Dove sono gli asili nido? Dove sono i servizi per le vittime di violenza? Dov’è l’assistenza domiciliare per anziani e disabili? Dove è il garante per le disabilità, mai nominato dal 2015? Potremmo continuare questo elenco all’infinito, ma crediamo che sia già sufficiente per comprendere l’assurdità di una violenza istituzionale che pensa di risolvere i nostri problemi con l’istituzione di zone rosse nel centro della città. Chi sostiene la cultura patriarcale parla della sicurezza come ordine, controllo, repressione e punizione. Rispondiamo che la sicurezza è l’educazione alla sessualità, alle emozioni e al consenso come materia curricolare fin dalle primarie. La sicurezza sono i servizi sociali per tutti, i centri antiviolenza femministi con finanziamenti adeguati e strutturali, i consultori in numero adeguato alla popolazione, il diritto alla salute e all’autodeterminazione, l’aborto libero, sicuro gratuito, il supporto ai percorsi di affermazione di genere”.
Ma non solo: “Scioperiamo contro la guerra perché l’escalation bellica è esponenziale. Non vogliamo rinunciare ai nostri diritti e ai nostri salari per fare ingrassare la lobby degli armamenti finanziate con le risorse pubbliche. Non vogliamo che gli studenti tengano in mano le armi. Scioperiamo contro il governo Meloni e l’asse dei governi ultra-reazionari. Queste destre non hanno freni nella loro esibizione di odio, potere e brama di rivincita. La loro libertà è il privilegio dell’uno per cento della popolazione. Scioperiamo contro il Ddl Sicurezza in discussione, che esaspera norme di segregazione e punizione della povertà e criminalizzazione del dissenso, e contro le zone rosse in città”.