Diagnosi precoce per proteggere la salute dei reni

di Nuccio Sciacca. Iniziative di prevenzione a Catania, Messina e Siracusa per la giornata mondiale delle malattie renali

Le malattie renali rappresentano un rischio sempre crescente per la popolazione. Nel mondo colpiscono circa 850 milioni di persone causando tra i 5 e gli 11 milioni di decessi ogni anno e si prevede che nei prossimi cinque diventeranno la quinta causa di morte. A marzo anche nel 2025 si svolge la Giornata mondiale del rene con lo slogan: “Come stanno i tuoi reni? Promuovere la diagnosi precoce per proteggere la salute dei reni”. La campagna mira a sensibilizzare sui fattori di rischio delle malattie renali e a sottolineare l’importanza della diagnosi precoce. Semplici test, come la misurazione della creatinina sierica e dell’albumina urinaria, insieme alla valutazione dei fattori di rischio come il diabete e l’ipertensione, possono aiutare a individuare i problemi renali in fase iniziale.

In Sicilia associazioni di malati renali, aziende sanitarie e ospedaliere, operatori sanitari e altri enti hanno organizzato eventi a livello locale. Al Policlinico di Messina il reparto di Nefrologia e Dialisi nel cortile del Rettorato dell’Università (vedi foto) ha effettuato uno screening con 220 visite effettuate: 70 studenti universitari, 88 dipendenti tra personale universitario e amministrativo e 62 cittadini. Lo screening ha fatto emergere tra gli studenti universitari: ipertensione arteriosa nel 5%; ematuria (sangue nelle urine) e proteinuria (proteine nelle urine) nel 20%; nel personale universitario e amministrativo: ipertensione arteriosa 50%; ematuria e/o proteinuria 40%, mentre nella popolazione generale: 60% ipertensione; ematuria e/o proteinuria 30%.

L’Asp di Siracusa ha organizzato “Porte aperte in Nefrologia”, all’ospedale Umberto I. Nel reparto diretto da Massimo Matalone sono state eseguite gratuitamente visite con esame delle urine ed ecografia dell’apparato urinario. “La malattia renale è un nemico silenzioso – spiega il primario Matalone –, in Italia 10 persone su 100 soffrono di rene e 1 di queste va incontro a dialisi o trapianto dii rene. Su 10 pazienti con ipertensione arteriosa 7 soffrono di reni, 3 su 10 pazienti con diabete, 2 su 10 pazienti cardiopatici, 4 su 10 pazienti obesi e molti di questi non sanno di avere una malattia renale. La prevenzione può rallentare e in qualche caso bloccare la malattia renale, grazie anche a terapie innovative”.

Ancora a Messina il gruppo di progetto Aki della Società Italiana di Nefrologia, in collaborazione con l’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda ospedaliera Papardo, riunirà all’hotel Royal di Messina i più illustri specialisti ed esperti del campo per fare un punto a 360 gradi sull’Aki (acute kidney injury), condizione che determina spesso la morte per pazienti in area critica, a volte associata sia alla sepsi sia a patologie multiorgano. La mortalità per insufficienza renale acuta legata alla sepsi rimane alta con 5mila decessi su circa 20mila casi l’anno solo in Sicilia, oltre a essere la prima causa di morte al mondo nelle terapie intensive. Appuntamento venerdì 21 e sabato 22 marzo con un meeting scientifico.

“E’ indispensabile concentrarsi sull’importanza del corretto timing di inizio della terapia extracorporea e quale scegliere tra le diverse tecniche disponibili – spiega il direttore dell’Unità operativa di Nefrologia e Paolo Monardo (nella foto) – e anche quale filtro utilizzare, cercando di personalizzare il più possibile la terapia dialitica e le altre terapie associate. Infatti, nonostante i numerosi progressi in campo diagnostico e terapeutico e le numerose evidenze scientifiche disponibili, molti sono ancora i punti da definire e discutere. Non si può prescindere da un colloquio e un lavoro in multidisciplinarietà, pur nel rispetto delle competenze e conoscenze afferenti a ogni disciplina, ma la presenza di uno stato settico peggiora notevolmente la prognosi dell’Aki e rende indispensabile la collaborazione tra nefrologi, infettivologi, rianimatori, intensivisti e cardiochirurghi”.

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